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Evasione, Corte dei Conti: «Mancano 3,5 miliardi di euro». Ma qualcosa si sta muovendo

di Lorenzo Caroselli06 Giugno 2012
06 Giugno 2012

Nei primi quattro mesi del 2012 le entrate sono cresciute, un miliardo e mezzo in più rispetto al primo quadrimestre 2011 (+1,3%). Ma non abbastanza: rispetto alle previsioni ufficiali del governo, quelle del DEF, il Documento di economia e finanza di aprile, mancano all’appello 3,47 miliardi di euro, quasi tre miliardi e mezzo in un solo quadrimestre. A pesare sono soprattutto i minori incassi dell’IVA legati alla crisi economica.A certificare l’ammanco è lo stesso ministero dell’Economia, con il Rapporto sulle entrate della Ragioneria Generale dello Stato e del Dipartimento delle Finanze. Poi in serata il Tesoro chiarisce, minimizzando il significato dei dati diffusi: «Forniscono – spiega – solo indicazioni di larga massima». Inoltre «nei prossimi mesi – sottolinea – si evidenzieranno gli effetti delle manovre disposte nel corso del 2011; indicazioni più puntuali saranno possibili solo con gli incassi dell’Imu e dell’autotassazione delle imposte dirette». Certo il dato preoccupa Palazzo Chigi, perchè certifica gli effetti della crisi. Ma non è ancora il momento di fasciarsi la testa. Il premier Mario Monti annuncia un inasprimento della lotta all’evasione: «Siamo stati criticati per essere stati troppo duri, saremo ancora piu’ duri in futuro». Monti, in un’intervista a Famiglia Cristiana, ha parlato dell’Italia come di “un Paese disastrato” che deve essere “rimesso in sicurezza”. Non c’è spazio invece per alleggerire le tasse; almeno in questo momento. Il “fattore famiglia”, per esempio, che potrebbe alleggerire il peso fiscale sui nuclei più numerosi, è incompatibile, costa troppo, avverte ancora il premier e ministro dell’Economia. E anche lo stop all’aumento dell’IVA, previsto per l’autunno, sembra allontanarsi. Il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, parla infatti di « maggiore difficoltà rispetto a quella ipotizzata» dopo il sisma che ha colpito l’Emilia. Dalla Corte dei Conti arriva invece un appello per la crescita: attenzione ad aumentare troppo le tasse, il rischio e’ quello di un ”avvitamento”, di un ”circolo vizioso” che potrebbe compromettere la crescita. Perchè se un’economia a rilento si sente sul gettito, e rende difficile ottenere risultati sul fronte della spesa, nonostante gli sforzi che vengono fatti. Dopo il punto della Corte dei Conti, con il presidente Luigi Giampaolino, sulla finanza pubblica italiana si torna a puntare l’indice contro l’evasione (”una piaga” che solo per IVA e IRAP pesa 46 miliardi di euro l’anno) e contro la corruzione che c’è nel settore della sanità. Il problema di coniugare rigore e crescita resta ma da parte del governo si fa presente che, ora come ora, è difficile pensare a tagliare le tasse; a cominciare con l’IVA che aumentera’ ad ottobre. Si contava sulla spending review, il processo introdotto nel 2006 dall’ex ministro Padoa Schioppa, per ottimizzare la spesa pubblica, ma la necessità di risorse dopo il terremoto in Emilia rende l’operazione ancora più difficile. Nel frattempo l’aumento della pressione fiscale provoca «impulsi recessivi sull’economia reale – avverte il presidente di coordinamento delle sezioni riunite della Corte dei Conti Luigi Mazzillo – allontanando gli obiettivi di gettito e provocando un rischio di avvitamento». «Va disinnescato il circolo vizioso», è l’appello dei magistrati contabili. Non resta dunque che pensare al debito e per far ciò, occorre realizzare un abbattimento significativo del debito vendendo le quote pubbliche del patrimonio mobiliare ed immobiliare. In un Paese come il nostro, corroso dalla corruzione nel settore della sanità, già è tanto se continui, così come fatto finora, l’aspra lotta all’evasione.

Lorenzo Caroselli

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