L’attività delle Ong non influisce sul numero di partenze dei migranti. Lo studio, pubblicato oggi dallo European University Institute, è stato effettuato da due ricercatori italiani, Matteo Villa dell’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale) ed Eugenio Cusumano, sulla questione delle Organizzazioni non governative come pull factor (le condizioni che spingono un individuo o un gruppo di persone a migrare).
Dallo studio emerge che non ci sono basi empiriche per poter affermare che le attività delle Ong nel Mediterraneo abbiano influito sulle partenze dalle coste libiche.
La ricerca prende in esame – a cadenza mensile – cinque anni di sbarchi in Italia, da ottobre 2014 a ottobre 2019: nel corso di questi cinque anni, le navi umanitarie hanno soccorso in totale 115.000 migranti su 650.000 arrivi. La maggior parte si è concentrata nel 2016 e nel 2017, al termine dell’operazione Mare Nostrum: solo con l’attuazione del codice di condotta di Marco Minniti (ministro dell’Interno Gentiloni dal 12 dicembre 2016 al 1º giugno 2018) e dopo il decreto sicurezza di Matteo Salvini, si è registrato un condizionamento delle attività delle Ong.
I due ricercatori hanno ribaltato l’idea secondo la quale maggiore è il numero delle persone salvate, maggiore è quello delle persone che partono: i due ricercatori hanno così dimostrato che il numero delle persone salvate dipende dal numero di quelle che partono. A supporto di questa tesi mettono in evidenza due dati in particolare: Il 2015 è l’anno in cui le Ong aumentano i loro soccorsi dallo 0,8 al 13 per cento, ma il numero complessivo delle partenze è risultato essere in calo rispetto all’anno precedente. Altro periodo significativo è il 2017: nonostante le numerose navi umanitarie, il numero degli sbarchi crolla.
Il rapporto dei due ricercatori è consultabile a questo link.