L’ambasciatore russo Serghey Razov è stato ricevuto alla Farnesina dopo la convocazione del ministero degli Esteri italiano per un colloquio con il segretario generale Ettore Sequi.
L’iniziativa del governo italiano al Ministero degli Esteri è avvenuta in coordinamento con i 27 Paesi membri dell’Unione europea, compresa l’Ungheria che però non ha ancora ufficializzato la convocazione dell’ambasciatore russo nel suo territorio. L’invito, arrivato dal Consiglio dei ministri Ue, ha l’obiettivo di mandare un messaggio inequivocabile, recapitato in 27 lingue, al Cremlino: “Non riconosciamo e non riconosceremo mai – si legge nella nota – i referendum illegali che la Russia ha progettato come pretesto per questa ulteriore violazione dell’indipendenza, della sovranità e dell’integrità territoriale dell’ucraina, né dei loro risultati falsi e illegali”.
Il segretario generale della Farnesina si è unito al contenuto della nota. “L’Italia non riconosce e non riconoscerà l’esito”. E dopo il colloquio con Razov ha spiegato: “Ho esortato le autorità russe a revocare questi atti illeciti e a ritirare le forze russe dal territorio ucraino senza condizioni, completamente e immediatamente. L’Italia – aggiunge – sarà pienamente allineata con i paesi partner nel valutare ulteriori misure restrittive contro le azioni illegali della Russia come pacifico strumento di pressione per porre fine a questa guerra di aggressione”.
Oltre all’Europa anche il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha voluto inviare un avviso chiaro a Vladimir Putin relativo alle minacce del leader di Mosca sull’impiego di testate atomiche tattiche per proteggere i territori ucraini da poco annessi (Kherson, Zaporizhzhya, Donetsk e Luhansk). “Qualsiasi uso di armi nucleari avrà conseguenze serie per la Russia”, sono le parole di Stoltenberg durante un’intervista alla Nbc. Ma sull’adesione di Kiev alla Nato – che il presidente Volodymyr Zelensky è tornato a chiedere a gran voce dopo l’ultimo strappo dello zar – Stoltenberg ha ribadito che qualsiasi decisione dovrà essere concordata da tutti i membri. In ogni caso, ha assicurato, gli alleati continueranno a sostenere l’Ucraina, che continua a fare progressi sul campo, come dimostra la riconquista di Lyman.
Papa Bergoglio, invece, lancia un appello al presidente della Federazione russa supplicandolo di “fermare, anche per amore del suo popolo, questa spirale di violenza e morte”. E a Zelensky chiede un’apertura a serie proposte di pace. “Tacciano le armi e si cerchino le condizioni per arrivare a negoziati capaci di condurre a soluzioni non imposte con la forza ma concordate, giuste, stabili, e tali saranno se fondate sul rispetto del sacrosanto valore della vita nonché della sovranità e dell’integrità territoriale di ogni Paese, come pure dei diritti delle minoranze e delle legittime preoccupazioni”.
Dopo sette mesi di ostilità in #Ucraina, si faccia ricorso a tutti gli strumenti diplomatici, anche quelli finora eventualmente non utilizzati, per far finire questa immane tragedia. La guerra in sé stessa è un errore e un orrore! #Russia #Pace
— Papa Francesco (@Pontifex_it) October 2, 2022