Le nuove misure di difesa economica per rispondere alla crisi del coronavirus saranno valutate oggi nella riunione dell’Eurogruppo. L’appuntamento, online, è nel pomeriggio quando i responsabili dell’economia del vecchio continente discuteranno anche la possibilità di usare il Meccanismo europeo di stabilità (Mes) per affrontare la crisi del Covid-19. Non senza difficoltà.
Il punto di maggiore contrasto tra i capi di Stato e di Governo è proprio la flessibilità del fondo salva-Stati. Un nodo sul quale i Paesi nordici, Olanda in testa, sembrano determinati a non cedere, malgrado l’Ue stia affrontando la più grave crisi sanitaria del Dopoguerra. L’Olanda infatti non vuole valutare modifiche sulle condizioni di utilizzo del Mes, spingendo sulla linea dei prestiti con condizioni chiare. Anche la Germania è vicina alla posizione olandese, proponendo però di erogare prestiti ai Paesi che li richiederanno, sempre vincolati a misure precise, anche se ridotte.
Si allontana quindi l’ipotesi dei Coronabond, gli Eurobond dirottati all’emergenza sanitaria del Covid-19 gestita dai singoli Paesi. Ed è ancora più distante l’idea di creare linee di credito speciali per tutti e non solo per alcuni Stati. Ma Italia, Francia, Spagna e Portogallo continuano a spingere per una soluzione europea che non stigmatizzi i Paesi che ricorreranno al Mes.
La richiesta di ricorrere al fondo salva stati senza le clausole di condizionalità è arrivata proprio dal presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte, dopo il via libera della Commissione Ue alla sospensione del Patto di Stabilità che sarà oggi bloccata dall’Ecofin.
Ma la proposta del premier sul Mes non ha ricevuto il consenso da parte del centrodestra. La leader di FdI, Giorgia Meloni, ha invitato il governo a non cedere ai “diktat franco-tedeschi”, auspicando “le quote versate dai singoli Stati per il Mes ritornino interamente nelle mani dei cittadini”.
La parole della Meloni sono state commentate da Piero De Luca, capogruppo dem in commissione Politiche, che ha ricordato come “Il Popolo della libertà, partito nel quale militava Giorgia Meloni, che oggi tuona contro il Mes, nel luglio 2012 avesse votato a favore della ratifica proprio del Trattato Mes”, aggiungendo che “cambiare idea si può, ma bisognerebbe riconoscerlo con trasparenza”.