Il ritorno agli stati nazionali, propugnato da movimenti e partiti che hanno sempre più preso piede negli ultimi anni in Europa, passa per la negazione di due elementi che ormai caratterizzano l’UE e più condizionano la vita dei suoi cittadini: la libera circolazione all’interno dello spazio Schengen e l’adozione di una moneta unica.
Si definisce “zona euro” l’area composta da quei Paesi membri che adottano l’Euro come propria valuta (19 su 28). Le politiche monetarie dell’eurozona sono regolate in via esclusiva dalla Banca centrale europea, di cui Mario Draghi è Presidente. L’adozione della moneta unica prevede, per il Paese aderente, il rispetto di stringenti parametri macroeconomici (i cosiddetti criteri di convergenza), i cui più noti e discussi sono l’avere un deficit pubblico pari o inferiore al 3% del PIL; ed avere un rapporto debito pubblico/PIL inferiore al 60%. Quando si parla di austerità si fa riferimento a quelle politiche economiche e fiscali volte al rispetto di questi parametri stabiliti a Maastricht nel 1992.
I vantaggi e gli svantaggi dell’adozione di una valuta unica, per Paesi con economie e realtà produttive differenti, sono ancora oggetto di vivaci dibattiti tra gli economisti. Senza dubbio per il cittadino europeo l’assenza di controlli alle frontiere, e l’uso di una stessa moneta in più Paesi, ha configurato una semplificazione del proprio stile di vita, su tutti i fronti, dal tempo libero al lavoro. Questo ha favorito un aumento del turismo e, più in generale, una maggiore integrazione culturale (oltre che economica). L’Euro ha rafforzato credibilità ed internazionalizzazione delle economie europee, facilitando altresì il confronto tra i prezzi dei vari Paesi aderenti, dando al cittadino una maggiore possibilità di scelta. Altro aspetto da considerare è l’eliminazione del rischio di cambio e dei costi di conversione in operazioni estere. Trattandosi di una moneta “forte” favorisce le importazioni (un bene per quei Paesi che hanno bisogno di materie prime), ma penalizza le esportazioni (un male per i Paesi esportatori). L’Italia rientra sia nella prima che nella seconda categoria.
Tra gli svantaggi della moneta unica va considerata la perdita di sovranità monetaria da parte dei singoli Stati. Unitamente a questo delocalizzazioni e spostamenti di produzione possono avvenire in maniera molto più semplice di prima e ciò, che per le imprese è un indubbio vantaggio in termini di risparmi, spesso ha ricadute occupazionali di non poco conto.
Unitamente alla moneta, uno degli avanzamenti più concreti dell’Unione Europea è il cosiddetto “spazio Schengen”, ovvero la libera circolazione delle persone all’interno dei confini di 26 Paesi, di cui 22 membri dell’Ue e 4 non membri (Svizzera, Liechtenstein, Norvegia e Islanda). Per Bulgaria, Cipro, Croazia e Romania (Paesi membri) gli accordi di Schengen non sono ancora entrati in vigore. L’area di libera circolazione delle persone è uno dei punti, insieme a quello riguardante i servizi, le merci e i capitali, che rientra nel più ampio progetto di mercato comune, al quale si è arrivati in più tappe, partendo dai trattati di Roma del 1957.
Ma l’aspetto di Schengen meno considerato è quello relativo alla cooperazione di polizia, tra tutti i membri, per combattere la criminalità organizzata o il terrorismo. Si tratta di una collaborazione transnazionale, con conseguente condivisione di dati, che permette anche il cosiddetto “inseguimento transfrontaliero”, ovvero la possibilità per le forze di polizia di un Paese di inseguire qualcuno, colto in flagranza di reato per gravi infrazioni, oltre la propria frontiera.
Euro e Schengen sono minacciati su più fronti. In primis quello della politica e dei partiti avversi a questi due strumenti. In secundis quello relativo alla sicurezza. Ad oggi, seppur in via temporanea, sono sei i Paesi che hanno reintrodotto i controlli alle frontiere: Norvegia, Svezia, Danimarca, Austria, Germania e Francia. Simili iniziative hanno ripercussioni sul piano economico, essendo la libera circolazione uno dei pilastri portanti del mercato unico, ma soprattutto rappresentano un precedente che, unitamente alla Brexit, fa dello spazio Schengen un principio che può facilmente essere messo in discussione.