Forse oggi la Commissione europea aprirà una procedura d’infrazione contro l’Italia a causa della norma che fissa una differenza tra uomini e donne negli di anni di contributi che devono essere versati per ottenere il pensionamento anticipato. Un contenzioso del genere era già stato aperto nel 2010 con un vero e proprio ultimatum, sempre per la situazione del pubblico impiego. La questione venne allora risolta dal governo attraverso la riforma che portò anche per le donne, a partire dal 2012, l’età pensionabile a 65 anni.
La sentenza della Corte di Giustizia – Alla base della decisione c’è una sentenza
del 2010 della Corte di Giustizia di Bruxelles che sottolinea come un datore di lavoro di diritto pubblico, abbia la facoltà di licenziare gli impiegati che abbiano maturato il diritto alla pensione di vecchiaia per promuovere l’inserimento professionale di persone più giovani. In base a questo principio, nell’ordinamento italiano si determinerebbe un «vantaggio» di cinque anni per le donne, che maturerebbero prima il diritto alla pensione di vecchiaia. Per la Corte questo costituisce una discriminazione basata sul sesso, e vietata pertanto da un’ampia serie di altre fonti legislative europee mirate a tutelare la parità di trattamento.
La legge incriminata. L’articolo 10 della legge 214 del 2011 stabilisce che gli anni minimi di contribuzione validi per arrivare all’età pensionabile sono stati fissati in 41 e 3 mesi per le donne e 42 e 3 mesi per gli uomini, con il progetto di aggiungere un ulteriore mese ciascuno per ogni anno successivo. La norma italiana, introdotta dal ministro Fornero, ha chiuso in Italia l’era del sistema retributivo e delle disparità di trattamento estendendo a tutti il sistema di calcolo contributivo. L’intenzione iniziale era quella di accelerare l’equiparazione dell´età pensionabile di uomini e donne. La decisione di messa in mora dell’Italia rappresenta il primo passo della procedura d’infrazione e viene seguita, a stretto giro, dall’invio al governo di una lettera in cui vengono dettagliate le contestazioni e chieste delucidazioni entro un ragionevole lasso di tempo (in genere un paio di mesi).
Marco Potenziani