Dopo il massacro di Hula, nel quale hanno trovato la morte 108 civili, di cui quasi la metà bambini, gli ambasciatori siriani sono stati espulsi ieri da numerosi paesi occidentali. Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Germania, Canada, Italia, Spagna, Australia, Bulgaria, Olanda e Svizzera, a cui si sono aggiunti oggi Giappone e Turchia, hanno concesso pochi giorni agli ambasciatori siriani per lasciare i loro paesi, con un’azione coordinata, finalizzata a protestare contro il massacro e ad isolare a livello diplomatico il regime di Assad. Contraria la Russia, il cui Ministro degli Esteri Sergei Lavrov ha affermato: “Temiamo che alcune nazioni possano usare quest’evento come una scusa per sostenere il bisogno di un’azione militare nel tentativo di fare pressione sul Consiglio di Sicurezza dell’ONU”.
Un intervento armato è possibile. Molto decise le dichiarazioni del Presidente francese François Hollande che martedì ha affermato: “Un intervento armato non è escluso, a condizione che sia effettuato nel rispetto della legge internazionale, il che significa in seguito a delibera del Consiglio di Sicurezza dell’ONU”. Hollande ha inoltre sostenuto la necessità di imporre al regime siriano sanzioni più severe e si è riproposto di parlare con il Presidente russo: “Parlerò di questo con Putin quando verrà a Parigi venerdì. Putin, insieme alla Cina, è stato il più riluttante sulla questione delle sanzioni. Dobbiamo convincerli che non è possibile permettere al regime di Assad di massacrare il suo stesso popolo”. ”Bashar al-Assad è l’assassino della sua stessa popolazione”, ha inoltre dichiarato il Ministro degli Esteri francese Laurent Fabius, aggiungendo: “Dovrebbe rinunciare al potere. Prima lo fa meglio è”.
Kofi Annan a colloquio con Assad . Kofi Annan, inviato dell’ONU e della Lega Araba in Siria ha detto che “la situazione è giunta ad un punto critico. Il popolo siriano non vuole che il suo futuro sia fatto da spargimenti di sangue e divisioni”. Dopo essersi incontrato col Presidente Bashar al-Assad, Kofi Annan ha affermato che il piano di pace internazionale “non è stato reso effettivo come avrebbe dovuto”.Ho chiesto al Presidente Assad di compiere passi decisi”, ha aggiunto Annan, “e di compierli adesso, non domani, per produrre uno slancio per l’attuazione del piano”. Il governo siriano ha negato di aver infranto l’accordo e ha accusato gruppi terroristici di essere gli esecutori del massacro di Hula sostenendo di non aver nulla a che fare con quanto accaduto e di non avere armi pesanti nella zona, nonostante le prove trovate dall’ONU che ha rilevato munizioni d’artiglieria e tracce di carri armati. Da quanto emerge dal rapporto degli osservatori delle Nazioni Unite a Taldou, il villaggio vicino Hula dove il massacro ha avuto luogo venerdì, almeno 108 persone sono state uccise, tra cui 49 bambini e 34 donne. Alcuni sono stati colpiti dall’artiglieria pesante, ma la maggior parte sono stati uccisi a distanza ravvicinata. Molti attivisti antigovernati e alcuni testimoni oculari sopravvissuti al massacro hanno accusato l’esercito siriano ela Shabiha, una milizia che supporta il regime di Assad. Membri di tale milizia provengono dalla setta Alawita che domina il governo e i servizi di sicurezza e militari. Alcuni esponenti provengono dalla stessa famiglia di Assad o dalle famiglie amiche dei Deeb e dei Makhlouf. “Sono entrati in casa nostra sparando”, ha raccontato un bambino di 11 anni, “hanno ucciso tutta la mia famiglia. Mio padre, mia madre, la mia sorellina e per ultimo mio fratello. Ho visto il suo spirito lasciare il suo corpo davanti ai miei occhi. Per salvarmi ho dovuto cospargermi il viso del suo sangue e fingermi morto”.
Alessia Argentieri