Spunta l’ipotesi di legittima difesa per Daniele De Santis, detto “Gastone”, l’ultrà romanista accusato di omicidio volontario dalla Procura di Roma per aver causato la morte del tifoso napoletano Ciro Esposito nella sparatoria avvenuta il 3 maggio scorso, prima della finale di Coppa Italia. Secondo la perizia svolta dai carabinieri del Ris di Roma, De Santis avrebbe sparato solo dopo essere stato aggredito dai tifosi partenopei. Dai nuovi risultati De Santis apparirebbe meno colpevole, sebbene sia impossibile giustificare un delitto così grave.
La perizia. “Si ritiene che De Santis, sopraffatto dagli aggressori, ferito e sanguinante, con le mani sporche del suo stesso sangue abbia impugnato l’arma ed abbia esploso i quattro colpi ferendo i tifosi napoletani”. Così scrivono i periti del Ris di Roma, ribaltando la tesi sostenuta finora dal pm Eugenio Albamonte. “De Santis cade a terra – si legge ancora nella perizia – viene aggredito e inizia a perdere abbondantemente sangue. Non si esclude che in questa fase sia stato utilizzato il coltello a serramanico per mano di uno dei tifosi partenopei. Dopo avvengono gli spari in rapida successione”. Un elemento, quindi, renderebbe plausibile l’ipotesi di legittima difesa: alle impronte digitali del De Santis, trovate sulla pistola, sono sovrapposte tracce del suo stesso sangue, il che proverebbe la violenza subìta dal tifoso romanista.
I difensori chiedono l’assoluzione. Per i legali di Daniele De Santis, Tommaso Politi e Michele D’Urso, le conclusioni della perizia del Ris non lasciano dubbi sulla possibilità di invocare l’assoluzione per legittima difesa. “Daniele De Santis ha subìto una brutale aggressione già prima del momento degli spari – dichiarano – riportando, tra l’altro, diverse coltellate all’addome”. I quattro colpi sarebbero perciò esplosi quando già l’uomo era a terra e sanguinante.
Ma gli avvocati della famiglia Esposito escludono che De Santis potrà invocare lo stato di necessità o la legittima difesa, “dal momento che lo stesso, aggredendo violentemente i passeggeri del bus in presenza di numerosissimi avventori diretti verso lo stadio, non poteva non prevedere di doverne fronteggiare la reazione”. Quanto alle tracce di sangue rinvenute sull’arma, “è più verosimile – secondo l’accusa – ritenere che la pistola si sia macchiata del sangue del De Santis quando, dopo gli spari, questi è stato aggredito e ferito e più mani sporche del suo sangue hanno cercato di sfilargli la pistola”, lasciandovi sopra, appunto, le suddette tracce ematiche.
De Santis al momento è ancora ricoverato nel reparto protetto dell’ospedale Belcolle di Viterbo, a causa delle ferite riportate nella colluttazione del 3 maggio scorso. I risultati del Ris saranno discussi in un’udienza davanti al gip il 24 settembre.
Alessandra Aurilia