Il fine pena deve avere un termine. La Corte Europea dei diritti dell’uomo ha respinto il ricorso dell’Italia contro la bocciatura dell’ergastolo ostativo, invitando il nostro governo a riformulare il proprio ordinamento giudiziario. La misura, prevista dall’articolo 4 bis dell’ordinamento penitenziario e introdotta in seguito alle morti dei giudici Falcone e Borsellino, indica una pena senza fine e vieta permessi e sconti a chi non collabora con la giustizia.
Per i giudici della Cedu si tratta di un trattamento “inumano e degradante” nei confronti dei detenuti, in contrasto con la dignità degli individui sancita dall’articolo 3 della convenzione dei diritti umani.
La decisione ha generato sconcerto e allarme nella politica e in chi combatte le organizzazioni criminali. Il presidente della commissione antimafia Nicola Morra attacca duramente l’operato dei giudici. “Forse alla Cedu non lo sanno – ha dichiarato in un video su Facebook – ma normalmente si viene condannati all’ergastolo non per uno scippo, ma per aver ucciso, o magari per stragi”.
In un’intervista a La Stampa, Maria Falcone – sorella di Giovanni – si è detta preoccupata che la decisione possa rappresentare un assist alla mafia e si augura che lo Stato non vanifichi anni di lotta alla criminalità organizzata.
Esultano invece i Radicali, che avevano già proposto un referendum sulla materia e oggi dichiarano: “I diritti umani non sono mai negoziabili”.