Recep Tayyip Erdogan getta benzina sul fuoco sul rapporto tra il suo paese e l’Unione Europea. Domani è atteso il voto del Parlamento Europeo sul congelamento dei negoziati di adesione della Turchia al blocco comunitario, richiesto da diversi Stati membri dopo le forti repressioni seguite al tentato golpe del luglio scorso. Nel frattempo, in occasione di un incontro dell’Organizzazione per la cooperazione islamica a Istanbul, il presidente turco non ha risparmiato alcune stilettate all’Europa. “Abbiamo chiarito più e più volte che teniamo ai valori europei più di molti Paesi dell’UE, ma non abbiamo visto un sostegno concreto dagli amici occidentali” – ha continuato, concludendo che quello di domani sarà un voto senza nessun valore, a prescindere dal suo esito.
Negli ultimi giorni Erdogan si è soffermato molto sulla questione terrorismo. Con la minaccia di cambiare campo, poi, il leader turco sta cercando di ammorbidire le posizioni comunitarie. Erdogan ha infatti chiesto ai suoi concittadini di non pensare all’Unione Europea come unica alternativa: all’ingresso nel mercato unico comunitario si contrappone la possibilità di entrare nella Shanghai Cooperation Organization, che comprende Russia, Cina e quattro repubbliche dell’Asia centrale: potenzialmente un mercato molto proficuo, che non mette paletti sul rispetto dei diritti umani.
L’Unione Europea è stata accusata di sostenere il “terrorismo” della rete di Fethullah Gulen e del Pkk curdo. Ad essa vengono chieste perciò una maggiore apertura alla liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi, la respinta delle richieste di asilo degli ufficiali fuggiti dalla Turchia dopo il fallito golpe, l’apertura di una discussione in merito alla pena di morte e una maggiore tolleranza verso la politica estera turca in Medioriente.
Merkel: “In Turchia eventi allarmanti”. In mattinata Angela Merkel ha manifestato preoccupazione davanti al Parlamento tedesco riguardo agli allarmanti eventi turchi, che saranno affrontati senza però dimenticare l’importanza di non interrompere i colloqui con Ankara.