“Giocare insieme un ruolo di coordinamento per uscire dalla crisi economica”. Questo l’obiettivo del vertice trilaterale tra Italia, Slovenia e Croazia che si è tenuto ieri, a Venezia. I tre Paesi, accomunati innanzitutto dallo sbocco sull’Adriatico, vogliono creare un fronte comune su posizioni che riguardano il futuro dell’Europa. Per questo i capi di governo si sono incontrati a cavallo tra due importanti Consigli, quello di giugno che ha preceduto l’ingresso della Croazia nell’Ue e quello del prossimo ottobre nel quale saranno prese decisioni rilevanti sull’allargamento dell’Unione ai Balcani occidentali.
“L’obiettivo è rendere questi incontri trilaterali un appuntamento fisso”, ha detto Enrico Letta in conferenza stampa, dove ha anche annunciato che il prossimo sarà in Slovenia, nei primi mesi del 2014. Un appuntamento di particolare importanza per Roma, ha sostenuto il nostro premier, “in vista del semestre di presidenza europea dell’Italia”. Aperto alla collaborazione si è mostrato l’ultimo paese entrato nella squadra europea, la Croazia, per bocca di Zoran Milanovic: “Con l’adesione di Zagabria quasi tutto l’Adriatico è diventato un mare dell’Ue” ha detto il presidente del Consiglio croato ponendo poi l’accento sulla rilevanza di Venezia, che definisce “il luogo dell’incontro, importante per la storia del paese degli ultimi mille anni”. Milanovic si è infine mostrato pronto a offrire il proprio contributo per l’adesione degli altri paesi dei Balcani all’Unione, precisando che non cercherà di interporre ostacoli sul percorso di integrazione della Serbia.
Fondamentali per la cooperazione trilaterale sono i temi dell’energia e delle infrastrutture: a partire dai porti dell’Alto Adriatico, che secondo Enrico Letta dovrebbero “cooperare” per essere competitivi a livello internazionale, soprattutto se paragonati “al gigantismo degli interlocutori cinesi e coreani”.
Altro argomento che sta a cuore a Roma, Lubiana e Zagabria è l’Unione bancaria europea, che sarà oggetto del prossimo Consiglio: la premier slovena Alenka Bratusek ha espresso il suo impegno affinché il progetto non rimanga “lettera morta”.
Alessandra D’Acunto