Tagli dei consumi, tetto agli extra ricavi per i produttori di energia elettrica e contributo di solidarietà dei produttori dei combustibili fossili. Questa la ricetta trovata dai ministri europei dell’Energia riuniti oggi nel Consiglio europeo straordinario per far fronte agli aumenti dei costi dell’energia. A comunicarlo è la presidenza Ceca dell’Ue. Un risultato non scontato, ma di fatto un compromesso che non elimina le divisioni tra i Paesi membri sul price cap, né le polemiche in merito alla decisione della Germania di approvare uno scudo da 200 miliardi per proteggere famiglie e imprese, criticata soprattutto dal presidente del Consiglio Mario Draghi.
I dettagli dell’accordo
La Ue prevede un taglio ai consumi del 10% della domanda di elettricità, con una quota del 5% nelle ore di punta, tra dicembre 2022 e marzo 2023. Sugli extra-ricavi si prevede un tetto di 180 euro a megawatt per le grandi compagnie energetiche che producono elettricità da fonti a basso costo come rinnovabili, nucleare e carbone. Le compagnie dell’oil&gas dovrebbero poi versare una tassa sulla base dei profitti straordinari realizzati nel 2022, calcolati sulla base degli ultimi 4 anni a partire dal 2018.
Resta aperto il nodo del price cap
La proposta della Commissione riguarda al momento solo il gas russo, mentre 15 capitali tra cui Roma e Parigi chiedono un tetto generalizzato a tutte le importazioni. Altro tema, poi, quello di porre un limite al prezzo del gas nella formazione del prezzo dell’elettricità” che sarebbe tra le proposte dell’esecutivo europeo, sul modello di quanto già ottenuto dalla penisola iberica. “Il price cap al gas non è sul tavolo oggi”, ha dichiarato Jozef Sikela, ministro dell’Industria della Repubblica Ceca, che detiene la presidenza di turno dell’Ue, auspicando l’implementazione delle misure “strada facendo”. Anche dalla commissaria europea all’energia Kadri Simson è arrivato un appello affinché l’Unione trovi una strada condivisa dai 27 Stati membri.
Le posizioni dei Paesi membri
“Si è parlato tanto di un price cap sul gas dalla Russia sull’Ucraina: è una sanzione”, ha commentato il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck. “La Germania non è ancora pronta, abbiamo bisogno di un po’ di tempo”, ha aggiunto il ministro tedesco, insistendo sulle misure da adottare “immediatamente”, come “una comunità di acquisto comune, in cui il potere di mercato dell’Europa venga utilizzato in modo intelligente e coordinato sui mercati mondiali, riducendo così i prezzi”. Se anche per il Lussemburgo, l’adozione del price cap generalizzato comporterebbe dei rischi e delle difficoltà di gestione, per Agnes Pannier-Runacher, ministra per la Transizione energetica francese, il non paper della Commissione sul price cap “è un passo avanti utile, ma dobbiamo fare di più e concludere più rapidamente”. Sulla “tempestività” e sul “buon senso” ha insistito anche la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, in quanto “nessuno Stato membro può offrire soluzioni e a lungo termine da solo in assenza di una strategia comune”.