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naufragati in Libia

Emergenza Hotspot
altri 239 dispersi
naufragati in Libia

di Giulia Turco04 Novembre 2016
04 Novembre 2016

A migrant prays next to the sea as he waits with other migrants at the border between Italy and France in the city of Ventimiglia, Italy, on June 13, 2015. The Schengen open borders accord means migrants landing in Italy can usually easily travel through neighbouring France, Austria, Switzerland and Slovenia as they seek to make it to Britain, Germany and Scandinavia, but the G7 suspension of Schengen and a growing number of spot checks on buses and trains has made that harder, increasing the pressure on Italy, where reception facilities are at breaking point with some 76,000 people being accommodated nationwide. AFP PHOTO / JEAN-CHRISTOPHE MAGNENET (Photo credit should read JEAN-CHRISTOPHE MAGNENET/AFP/Getty Images)

Sale a 239 la stima dei dispersi dei due naufragi, avvenuti nella notte di mercoledì 2 novembre, a largo delle coste libiche. Tra loro almeno 18 donne e sei bambini. Inizialmente si era diffusa la notizia del naufragio di un solo barcone, ma con il passare delle ore la situazione si è purtroppo aggravata. Il totale dei dispersi è dunque raddoppiato.

Nella notte la centrale operativa della Guardia costiera di Roma ha coordinato cinque navi, due rimorchiatori privati, una unità Frontex e una della missione Eunavformed Sophia, per prestare soccorso ai naufragati. Nel frattempo 29 superstiti sono riusciti ad arrivare a Lampedusa intorno all’una e un quarto. In due sono stati trasportati con l’elisoccorso a Palermo, uno con gravi ustioni su quasi tutto il corpo, l’altro per attacchi epilettici.

Secondo le testimonianze di alcuni di loro, i gommoni sarebbero partiti dalla Guinea già difettosi. Nonostante ciò, hanno riferito di essere stati costretti a partire comunque e di essere rimasti rinchiusi prima della partenza per due mesi in un magazzino della Libia, sottoposti a violenze.

A raccogliere testimonianze c’era anche Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa in visita al centro di accoglienza. “Rischiamo un genocidio”, afferma, sottolineando l’urgenza di avviare corridoi umanitari. Considerate le condizioni proibitive infatti – mare forza quattro – erano giorni che non si verificavano partenze. Gli ultimi soccorsi erano avvenuti tra il 26 e il 28 ottobre, dopo l’arrivo nel porto di Catania di circa mille persone e 29 cadaveri. Carlotta Sami, portavoce di Unhcr, agenzia dell’Onu per i rifugiati, ha twittato che l’incidente è stato confermato anche da due testimoni e ha commentato: “Molte più vite potrebbero essere salvate assicurando vie legali di protezione”.

La condizione di emergenza è allarmante. Al centro di accoglienza di Lampedusa ci sono circa 700 ospiti ma la struttura potrebbe in realtà accoglierne solo la metà. Secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, si è raggiunta quota 4.220 morti registrate nel Mediterraneo quest’anno. In proposito, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella è stato chiaro: “Stiamo vivendo l’emergenza di questo inizio secolo, non compresa appieno”.

Nel frattempo stamattina sono stati rintracciati dalla Capitaneria di Porto di Siracusa 70 migranti sull’isolotto di Vendicari. Una volta recuperati, sono stati accompagnati al porto commerciale di Augusta.

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