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HomeCronaca Covid-19 e lavoro, le donne pagano il prezzo più alto

Emergenza coronavirus
sul lavoro saranno le donne
a pagare il prezzo più alto

Openpolis: "Escluse dai ruoli chiave"

I sindacati: "Intervenga il governo"

di Chiara Capuani30 Aprile 2020
30 Aprile 2020

Mentre la fase 2 si avvicina sempre di più, la domanda che ci si pone è quale mondo avremo davanti una volta che il lockdown sarà allentato. Tra le tante ipotesi c’ è una certezza: in un paese impoverito dal Coronavirus, le categorie sociali più deboli rischiano di essere schiacciate. Tra queste, le donne, da sempre “economicamente più fragili” rispetto agli uomini.

L’emergenza legata all’epidemia di Covid-19 ha fatto emergere, tra le tante cose, anche una delle costanti del nostro Paese: la mancanza di parità di genere. Secondo un’indagine di Openpolis, in queste settimane, nei ruoli della catena di comando, sia su scala locale che nazionale, le donne sono solo il 20%. Più ci si avvicina agli incarichi di maggior rilievo, più la parità di genere sembra un’utopia.

Inoltre il decreto approvato dal governo il 26 aprile non prevede nuove misure di supporto per la cura dei figli. A disposizione dei genitori rimangono il congedo parentale straordinario e il bonus baby sitter da 600 euro previsti dal Cura Italia. C’è un rischio altissimo, dunque: quello che le donne lascino il lavoro per riuscire a conciliare le esigenze di gestione della famiglia, sacrificando la retribuzione più bassa all’interno del nucleo famigliare, che nella maggior parte dei casi è propria del gentil sesso.

Sulla questione, in vista della Festa dei Lavoratori e delle Lavoratrici del 1° maggio, si sono espresse le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl, Uil e Ugl di Roma e del Lazio. “Donne e lavoro, è questo il binomio che dobbiamo pretendere entri a far parte dell’agenda di governo. Con la ripresa delle attività produttive dal 4 maggio, in mancanza di reali possibilità di conciliare il lavoro con i figli, molte donne saranno costrette a dover scegliere tra occupazione e famiglia. Non dobbiamo permettere che le donne siano costrette a sacrificarsi, a dimettersi o a richiedere aspettative non retributive. È una battaglia sociale e culturale che responsabilmente deve vedere equa distribuzione tra uomini e donne nel lavoro e nella cura della famiglia”.

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