L’emergenza Coronavirus rischia di mettere in ginocchio il sistema sanitario nazionale. Oltre a tutelare la salute dei cittadini, le misure prese dal governo per ridurre la diffusione del virus sono volte a salvaguardare l’efficienza degli ospedali: i reparti di terapia intensiva delle strutture italiane contano circa 5mila posti letto, che rischiano di diventare insufficienti nel caso in cui l’infezione dovesse propagarsi ulteriormente.
Per un paziente positivo al virus, avere un posto in terapia intensiva può fare la differenza tra la vita e la morte per un motivo in particolare: i ventilatori polmonari. Comunemente conosciuti come “respiratori artificiali”, sono macchinari che permettono di “soffiare” nei polmoni una determinata miscela di gas e di consentirne poi l’espirazione. Strumenti che sono a disposizione soltanto dei reparti speciali degli ospedali, e che risultano cruciali per il trattamento dell’insufficienza respiratoria, causa principale dei decessi dovuti al Coronavirus.
Macchinari costosi, che necessitano di investimenti continui per essere costantemente aggiornati. In Italia soltanto poche, piccole aziende sanitarie si occupano della loro produzione. Dati i limitati mezzi a disposizione, le imprese non riescono però a far fronte all’impennata di domanda di questi giorni. Tutto ciò a vantaggio dei 5 maggiori produttori mondiali, tutti strutturati all’estero (Bekton & Co., New Jersey; Philips, Olanda; Hamilton Medical, Svizzera; Fisher & Paykel, Nuova Zelanda; Dräger, Lubecca). Gruppi capaci di gestire da soli metà del mercato mondiale degli apparecchi respiratori, mentre quasi nessuna grande struttura sanitaria si rifornisce al di fuori di questi.
In Lombardia sono stati già stanziati 47 milioni di euro per l’acquisto dei macchinari, mentre nelle altre regioni sono già partite le gare d’appalto. Il presidente di Confindustria Massimiliano Boggetti ha raggiunto un accordo con diversi fornitori internazionali, impegnandoli a dare precedenza nelle vendite alle strutture pubbliche, oltre a garantire la stabilità dei prezzi dei ventilatori.