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HomeCronaca Emergenza coronavirus, commissario Arcuri:”Serve una economia di guerra”

"Serve un'economia
come in guerra
Convertire la produzione"

Il commissario Domenico Arcuri:

"Usare le mascherine con parsimonia"

di Chiara Capuani18 Marzo 2020
18 Marzo 2020

Domenico Arcuri, Genova, 08 ottobre 2019. ANSA/LUCA ZENNARO

Per far fronte all’emergenza Coronavirus serve una “economia di guerra”. È quanto ha dichiarato il neo commissario per l’emergenza Domenico Arcuri ieri sera, nel giorno del 159esimo anniversario dell’Unità d’Italia. Dietro alle sue parole, ci sono ancora una volta i numeri: nella giornata di ieri si sono registrati 2.989 malati in più, il maggior numero dall’inizio della crisi sanitaria. Non solo: in una settimana, il numero di coloro che hanno contratto il virus è passato da 10.590 a 26.062: il 146% in più. Significa che se continua di questo passo tra una settimana supereremo la soglia dei 50mila.

“Tutti i Paesi devono attrezzare il prima possibile un’industria nazionale – dice Arcuri -. Come nelle guerre, dobbiamo produrre il prima possibile quello che ci serve. Dobbiamo dotare il maggior numero di ospedali di strumenti per le terapie intensive. L’emergenza ha vastità e velocità straordinaria, servono mascherine perché gli italiani si contagino meno possibile, i cittadini capiscano che non si comprano al supermercato, devono essere oculati nel loro utilizzo. Il decreto ‘Cura Italia’ ci permette di recuperare pezzi dell’industria nazionale, che è solidale e disponibile, per produrci in casa le mascherine”.

In un’economia di guerra è fondamentale il ruolo di tutti e Arcuri chiede ai cittadini uno sforzo in più: “Dovete aiutarci ad evitare ogni contagio, a costo di qualsiasi sacrificio”. È necessario il massimo rigore nei comportamenti che ciascuno adotta ed è fondamentale, si sottolinea al Viminale, che gli spostamenti siano dettati solo da estrema e comprovata necessità. Cosa che non sembra ancora essere entrata nella testa di tutti visto che, nella sola giornata di lunedì su 172 mila persone controllate dalle forze di polizia oltre 8 mila erano in giro senza un reale motivo e sono state denunciate. Lo conferma anche la tecnologia: l’analisi delle celle telefoniche della Lombardia segnala che a muoversi è ancora più del 40% della popolazione della Regione.

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