Con l’autorizzazione a mettere in orbita 7518 satelliti dato alla società di Elon Musk, Space X, dalla Federal Communications Commission (Fcc), si segna un nuovo punto per combattere il digital divide, ovvero il divario presente tra chi ha un eccesso effettivo alla tecnologia e chi invece ne è privo.
Il programma avveniristico del sudafricano, naturalizzato canadese, Ceo dell’azienda aerospaziale con sede in California, punta infatti a portare la rete internet anche nelle aree più remote del mondo. L’unico monito espresso dall’agenzia governativa statunitense è quello di ridurre i rischi crescenti legati ai detriti spaziali, come paventato nel film del 2013, “Gravity”, con George Clooney e Sandra Bullock. Il problema è stato comunque risolto da Musk attraverso la presentazione di un piano che prevede di far rientrare nell’atmosfera tutti i satelliti un anno dopo la conclusione della loro vita operativa.
La novità introdotta da questi satelliti sta nella loro dimensione e nei loro costi. Si tratta infatti di micro-satelliti di ultima generazione: sono lunghi 10 centimetri e pesano meno di un chilo e mezzo, volano su orbite molto più basse e sono collegati tra loro; un altro vantaggio è costituito dal fatto che non hanno limitazioni collegate alle condizioni meteo.
Space X, che si era già aggiudicata in precedenza l’autorizzazione per altri 4425 satelliti, progettati per fornire comunicazioni in banda larga, secondo fonti ufficiose non confermate dall’azienda, punterebbe a raggiungere un fatturato di connessione a banda larga di 30 miliardi di dollari entro il 2025. Elon Musk, con la sua flotta di quasi 12mila satelliti potrebbe diventare a tutti gli effetti lo zar dell’etere, considerato soprattutto che intorno alla Terra orbitano meno di 2000 satelliti attivi.