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Elezioni, come si voterà
il prossimo 4 marzo
con l'esordio del Rosatellum

Guida al nuovo sistema di voto

dall'impianto fortemente proporzionale

di Antonio Scali29 Gennaio 2018
29 Gennaio 2018

Il prossimo 4 marzo debutterà ufficialmente il Rosatellum, la nuova legge elettorale con la quale verranno eletti i 630 deputati e i 315 senatori della prossima legislatura. Si tratta di un sistema misto: un terzo dei parlamentari sarà eletto tramite scontri diretti nei collegi uninominali, mentre i restanti due terzi saranno assegnati con il metodo proporzionale.

A Montecitorio circa un terzo dei deputati (232 su 630) verrà eletto attraverso i collegi uninominali. Ogni collegio, quindi, eleggerà un solo rappresentante, quello che prenderà anche solo un voto in più rispetto agli avversari. Un sistema che favorisce conseguentemente le coalizioni tra i vari partiti, spinti a correre uniti appoggiando un unico candidato.

I restanti 386 seggi della Camera verranno assegnati invece con il proporzionale, all’interno di collegi plurinominali. Per ogni collegio saranno eletti più rappresentanti (da tre a otto), in proporzione ai voti ricevuti dalle liste e dalle coalizioni che avranno superato la soglia di sbarramento. I restanti dodici seggi spetteranno infine alle circoscrizioni estere.

Situazione simile al Senato. 116 seggi verranno attribuiti attraverso i collegi uninominali, 193 con i plurinominali e sei all’estero. In totale, quindi, con la nuova legge elettorale, il 37% dei parlamentari sarà eletto con il maggioritario e il 61% con il proporzionale (il restante 2% è riservato alla sezione Estero).

Le soglie di sbarramento – Il Rosatellum prevede una soglia al 3% su base nazionale per la parte proporzionale, sia al Senato che alla Camera. Per le coalizioni lo sbarramento è fissato al 10%, a patto che almeno una lista abbia superato il 3% delle preferenze. I voti delle liste coalizzate che non raggiungeranno il 3%, ma avranno superato l’1%, verranno redistribuiti tra gli altri partiti della coalizione.

Guida al voto – L’elettore dispone di un’unica scheda sia per la parte maggioritaria che per il proporzionale. Il voto a un candidato nel collegio uninominale si estenderà anche alla lista o alla coalizione ad esso collegata nella parte proporzionale. Non è dunque possibile il voto disgiunto. Previste, invece le pluricandidature: ogni candidato potrà presentarsi in massimo cinque collegi proporzionali diversi, ma solo in uno tra gli uninominali. Garantita inoltre la parità di genere. Sia alla Camera che al Senato i listini dovranno avere un ordine alternato tra uomini e donne e i capilista non potranno appartenere allo stesso genere per più del 60%.

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