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HomePolitica Elezioni regionali, Pasquino: “La Lega ha perso”

Dopo il voto regionale
chi ha vinto e chi ha perso?
L'analisi e le conseguenze

Lumsanews ha intervistato il politologo

Gianfranco Pasquino sugli esiti del voto

di Diana Sarti27 Gennaio 2020
27 Gennaio 2020

Stefano Bonaccini commenta il risultato elettorale nella sede del comitato elettorale alla Casa dei popoli di Casalecchio,, Bologna 27 gennaio 2020. ANSA/ GIORGIO BENVENUTI

All’indomani dei risultati elettorali ottenuti dai partiti nelle elezioni regionali in Emilia Romagna e Calabria, Lumsanews ha intervistato il politologo Gianfranco Pasquino, professore emerito di scienza politica all’Università di Bologna, per analizzare gli esiti del voto e i risvolti che questo avrà.

Quale partito esce rafforzato da questa tornata elettorale?

“Sicuramente il Partito democratico che in Emilia Romagna riesce a effettuare il controsorpasso sulla Lega. La Lega lo aveva sorpassato alle elezioni europee del maggio 2019 e in queste elezioni invece c’è stato il controsorpasso del Pd. Chi ne esce malissimo è invece il Movimento 5 Stelle in entrambe le regioni. La Lega non ne esce benissimo perché aveva investito molto sulle elezioni in Emilia Romagna e invece ha perso nonostante tutto quello che Matteo Salvini potrà dire.”

Le elezioni regionali hanno evidenziato tutte le difficoltà del M5S. È corretto parlare di ritorno al bipolarismo tra centrodestra e centrosinistra?

“Penso di no. I partiti devono essere contati quando contano, questa è la lezione di Giovanni Sartori. Vale a dire quando sono in grado di dare vita a coalizioni di governo o quando dall’opposizione sono in grado di influenzare l’azione di governo. Il sistema partitico italiano è multipartitico. Non siamo nel bipolarismo anche se qualche volta può esserci una competizione bipolare come nel caso delle elezioni regionali.”

L’alta affluenza che si è registrata alle urne in Emilia Romagna (67,7%) come la interpreta? Quanto hanno pesato le Sardine?

“Il paragone andrebbe fatto tra le elezioni amministrative di ieri e le elezioni europee del 2019 perché le elezioni regionali del 2014 videro il livello più basso di affluenza, una parte di dissenzienti di sinistra non andò a votare. Credo comunque che una leggera crescita di affluenza ci sia stata. Gli elettori sapevano che la posta in gioco era molto alta. La scelta era tra mantenere la situazione attuale che ha dato grandi vantaggi alla regione oppure provare con una candidata inesperta per avere qualche cosa di diverso.
Le Sardine poi hanno contribuito a svegliare una parte di elettorato di sinistra. Probabilmente hanno anche convinto i giovani che bisogna andare a votare anche quando è la prima volta. Il loro voto ha avuto effetti positivi per la Sinistra nel suo insieme.”

Quali riflessi ci saranno sul governo? Il Pd potrebbe rivendicare più potere all’interno della maggioranza.

“Il Pd sbaglierebbe ha rivendicare più poteri. Quello che conta sono i numeri in Parlamento e il M5S continua a essere più grande del Pd in Parlamento. È nell’interesse del Pd e dei 5S continuare in questa esperienza. Il Pd semmai deve ricordare ai 5s che le cose devono essere fatte. Le riforme concordate devono essere fatte o riformate a loro volta. Le due scadenze chiave sono la fine della legislatura nel marzo 2023 e poi l’elezione del Presidente della Repubblica nel gennaio del 2022.”

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