Il Montenegro ha una nuova maggioranza politica; nuova, però, per modo di dire visto che le elezioni di domenica scorsa hanno registrato l’affermazione della coalizione di centro-sinistra guidata da Milo Djukanovic, ex premier e uomo simbolo della storia del piccolo paese balcanico, al comando da oltre 10 anni (grazie a cinque mandati da Primo Ministro e ad uno da Presidente della Repubblica). Proprio lui, l’artefice dell’indipendenza montenegrina dalla Serbia (sancita dal referendum del maggio 2006) e tra i principali sostenitori dell’adesione del Paese all’Unione Europea (nel giugno scorso sono partiti i negoziati ufficiali per l’ingresso nell’Ue).
I due volti del Presidente. Un leader apprezzato ma molto chiacchierato in patria (e non solo) per le sue collusioni con la criminalità organizzata; e la storia delle ultime elezioni ne è la dimostrazione più evidente: elezioni anticipate a causa delle dimissioni dello stesso Djukanovic (del dicembre 2010) dopo chela Procura di Bari aveva avviato un’indagine sul suo conto per contrabbando di sigarette tra le coste dell’ex jugoslavia e l’Italia (è noto il ruolo strategico del Montenegro nei traffici illegali tra Asia e Europa, aumentati a dismisura proprio sotto la sua presidenza); un’inchiesta dalla quale Djukanovic si è tirato fuori grazie all’immunità del premier. Un fatto che ha comunque inciso sulla sua storia politica visto che, pur avendo vinto le elezioni con largo margine (ben il 45,75 dei voti), per la prima volta non ha ottenuto la maggioranza assoluta in parlamento (“solo” 39 deputati su 81) e sarà perciò costretto a stringere alleanze con i partiti minori, espressione delle minoranze etniche presenti nel Paese.
L’avversario venuto da lontano. In questa flessione potrebbe esserci lo zampino di Miodrag Lekic e del suo Fronte Democratico, la principale forza d’opposizione all’egemonia di Djukanovic.
Lekic: il montenegrino d’Italia; ex ministro degli esteri serbo durante il governo Milosevic e ambasciatore a Roma fino al 2003; talmente innamorato della città eterna da rimanervi come docente universitario una volta conclusa l’esperienza di governo. Un personaggio forse poco conosciuto in patria (è in pratica dalla prima metà degli anni novanta che non risiede più in Montenegro). Per questo, nonostante continuino le polemiche sulla sua ricandidatura, Djukanovic si appresta a guidare il paese per altri tre anni. Alla faccia delle accuse più o meno velate di aver dato alla mafia slava le chiavi del Paese.
Marcello Gelardini