Elena De Cò è Senior Director Strategy & Transaction della società di consulenza Ernst & Young. In un’intervista a LumsaNews illustra i dati economici che confermano la crescita sia in Italia che nel resto del mondo del mercato del second hand.
Che ruolo ha avuto la pandemia nello sviluppo del business del second hand?
“La pandemia ha spinto il cliente ad essere più attento ad acquistare prodotti ecosostenibili, senza tempo, che possano durare come investimenti e che siano acquistabili a prezzi inferiori e più compatibili con il ridotto potere di acquisto di gran parte dei consumatori. Durante il lockdown le persone hanno avuto anche più tempo in casa per sistemare i propri armadi aumentando l’offerta di second hand, come dimostra il +44% di prodotti in vendita registrato ad aprile, e l’aumento record di fatturato delle piattaforme second hand online. Dopo una crescita del 100% nel 2020 dichiarata da parte di piattaforme leader nella vendita di usato di lusso, questa è proseguita anche nei primi mesi del 2021”.
Quali sono i Paesi maggiormente attivi nel mercato dell’usato? E l’Italia a che punto si trova?
“La crescita è stata fino a tripla cifra in alcune aree geografiche come Asia e USA, tanto da fare prevedere un aumento dei capi second hand dal 21% nel 2021 al 27% nel 2023, ed un valore del mercato che potrebbe superare i 60bn$ entro il 2025. Gli italiani sono quelli che vendono più prodotti a livello globale, 7,5 pezzi medi/anno ciascuno e guadagno 2k€/anno (media europea 1,5k€)”.
Perché grandi aziende del lusso hanno deciso di investire in collaborazioni con piattaforme specializzate in second hand?
“Il business dell’usato può essere un valore fondamentale per un brand, come hanno sempre saputo le case automobilistiche di lusso, che attraverso il valore negli anni delle loro vetture ne dimostrano la durata e l’estetica senza tempo. Nel settore moda-lusso il second hand è in forte accelerazione, un fenomeno inarrestabile guidato dai consumatori e i brand stanno cominciando a gestirlo per non subirlo, come dimostrano le partnership di brand come Burberry e Stella McCartney con piattaforme second hand peer to peer (TheRealReal) o l’acquisizione di Watchfinder da parte di Richemont. Certo c’è sempre l’altro lato della medaglia. La rivendita di usato è più esposta alla contraffazione ed i brand rischiano autoriciclaggio in caso di eccesso di offerta o di prezzi troppo scontati rispetto al nuovo. Una grande opportunità da maneggiare con cura”.
Che ruolo avrà in futuro la tecnologia blockchain nel second hand?
“Un forte impulso al second hand di lusso sarà dato dall’utilizzo di nuove tecnologie di tracciabilità come la blockchain, che offrirà tracciabilità e garanzia di autenticità ai consumatori, come la recente nascita di Aura Blockchain Consortium promossa dai più grandi gruppi del lusso (Lvmh, Prada e Richemont) . Si stima infatti che oggi circa un terzo dei consumatori di second hand siano vittime inconsapevoli di frodi, un bel deterrente allo sviluppo del canale”.