Si è tenuta questa mattina al Tribunale della Famiglia di Tel Aviv la seconda udienza sulla vicenda di Eitan, il bambino sopravvissuto alla tragedia del Mottarone del 23 maggio scorso. Presenti in aula, a porte chiuse, sia la zia paterna, Aya Biran Nirko, sia il nonno materno, Shmuel Peleg.
È stato quest’ultimo a portare il piccolo in Israele, mentre in Italia è indagato per sequestro di persona. La zia paterna è invece l’affidataria del bambino. Tramite una nota diffusa prima dell’avvio dell’udienza odierna, il portavoce della famiglia Biran ha sottolineato che l’appuntamento di oggi “non riguarda la questione del bene del bambino, né il suo affidamento, né quant’altro”. L’udienza “sarà centrata – ha aggiunto – solo sulla questione della restituzione del bambino rapito sulla base della convenzione dell’Aja”. La giudice dovrà infatti stabilire se il caso rientra nelle fattispecie previste da tale convenzione – firmata sia dall’Italia sia da Israele – sulla sottrazione dei minori.
Eitan è da mesi al centro di una battaglia per la custodia legale, dopo aver perso nell’incidente della funivia entrambi i genitori, il fratellino e i bisnonni che erano venuti a trovarlo in Italia. A seguito del lungo ricovero all’ospedale Regina Margherita di Torino, il piccolo è stato seguito da un gruppo di psicologi e è stato affidato alla zia paterna, medico di 41 anni con un marito e due figlie che frequentano la stessa scuola di Eitan. Tre mesi dopo la tragedia, ad agosto, il ramo materno della famiglia che vive in Israele ha avanzato un’istanza per l’affidamento del bambino. Ma a settembre il piccolo è stato portato dai nonni materni nel Paese mediorientale, sottraendolo alla sua tutrice legale, la zia Aya. La giudice ha in programma altre due udienze: domani sera e domenica 10 ottobre.