L’ex presidente egiziano Hosni Mubarak, 84 anni, è accusato di aver ordinato alle forze dell’ordine di aprire il fuoco contro i manifestanti che dal 25 gennaio 2011 occuparono piazza Tahrir, al Cairo. Durante gli scontri, che durarono 18 giorni, i militari uccisero 850 manifestanti. I figli dell’ex presidente, Alaa e Gamal, sono invece accusati di corruzione. Mubarak si è dimesso l’11 febbraio scorso e ora rischia la pena di morte. La sentenza è attesa per domani, e chiuderà così il primo grado di giudizio. La prima udienza si era svolta nell’agosto dell’anno scorso.
Mubarak è il primo leader della primavera araba ad essere giudicato. Il verdetto stabilirà se l’ex rais sarà condannato al carcere a vita o se sarà emessa una sentenza di pena capitale. Se venisse dichiarato innocente nel paese potrebbero esplodere violente manifestazioni.
Dopo 31 anni revocato lo stato d’emergenza. Intanto in Egitto è una giornata storica: il Consiglio supremo delle Forze armate ha revocato lo stato d’emergenza, che era stato istituito trent’anni fa, proprio nell’anno dell’insediamento di Mubarak. Questa legge permetteva alla giunta militare di ricorrere a tribunali speciali e di detenere persone sospette, senza incriminarle. Dopo la cacciata di Mubarak si erano moltiplicati gli appelli per sospendere queste procedure, che limitano i diritti civili e politici. Ma l’esercito aveva continuato ad adottare queste misure per reprimere le proteste.
Le elezioni presidenziali. Il popolo attende adesso il ballottaggio finale del 16 e 17 giugno, quando dovrà scegliere tra Mohammed Mursi, leader del partito della Fratellanza Musulmana (che ha ottenuto il 24,85% delle preferenze) e Ahmed Shafiq, ex premier del deposto Mubarak (che ha ricevuto il 23% dei voti). Il rischio per gli egiziani è che una condanna dell’ex presidente non basti di fatto a lasciarsi alle spalle il passato. In entrambi i casi infatti, sia nel caso della vittoria di Mursi, sia nell’eventualità che salga al potere Shafiq, i giovani che hanno partecipato alle rivolte non si sentiranno rappresentati. Dovranno scegliere tra il ritorno di un politico vicino al regime e l’avanzata della Fratellanza, che negli ultimi mesi si è dimostrata connivente con l’esercito.
Annalisa Cangemi