Un anno dopo l’elezione del presidente Mohamed Morsi in Egitto la tensione resta alta. Di nuovo sangue per le strade e già la prima vittima, a due anni di distanza dallo scoppio delle rivolte a piazza Tahrir, che hanno portato alla caduta di Hosni Mubarak. È successo a Mansoura, a nord del Cairo, e secondo il quotidiano egiziano Al Ahram, il bilancio è di un morto e 162 feriti. Secondo un portavoce dei Fratelli musulmani, invece, i feriti sarebbero 55. Secondo la ricostruzione fornita dalla fonte di sicurezza, nella città si stava svolgendo una manifestazione a favore del Presidente quando alcuni contestatori hanno cominciato a lanciare spazzatura contro il raduno.
I manifestanti chiedono le dimissioni di Morsi e elezioni anticipate. Sono dodici milioni le firme raccolte dai Tamarrud, che in arabo significa Ribelle, un gruppo di cittadini, giovani soprattutto, pronti a lottare contro il Governo. La prossima domenica gli oppositori porteranno la petizione al palazzo presidenziale al Cairo, per manifestare contro “Libertà e giustizia”, il partito dei Fratelli musulmani.
Nella capitale nel frattempo è in corso una vera e propria caccia ai viveri. La gente ha preso d’assalto botteghe e negozi, per preparare le scorte di generi alimentari, in previsione della nuova ondata rivoluzionaria, che non risparmierà neanche Alessandria e Porto Said. Anche la benzina potrebbe arrivare a singhiozzi, e la popolazione sta facendo incetta di carburante.
Morsi potrebbe a questo punto richiedere l’aiuto dei militari, per evitare che l’atmosfera si surriscaldi. «L’Egitto deve affrontare molte sfide − ha detto ieri il presidente Morsi durante un intervento in tv − la divisione ha raggiunto livelli che potrebbero minacciare la nostra esperienza democratica, paralizzare la nazione e causare il caos».
Annalisa Cangemi