Il verdetto è stato emesso: in Egitto si andrà al ballottaggio. L’ultimo primo ministro dell’era Mubarak, nonché ex comandante dell’Aeronautica, Ahmed Shafiq, sfiderà il candidato dei Fratelli Musulmani, Mohamed Mursi. Questo il verdetto della commissione elettorale egiziana, che lunedì scorso ha annunciato l’esito ufficiale delle elezioni, tenutasi tra il 23 e il 24 maggio.
La reazione. Alla notizia dei risultati ufficiali delle presidenziali, al Cairo si sono registrati nuovi episodi di violenza. La tv egiziana riferisce di alcuni manifestanti che, per protesta, avrebbero appiccato il fuoco al quartier generale del candidato Shafiq, nel quartiere Dokki del Cairo. Sarà infatti lui a sfidare Mohamed Morsi, esponente dei Fratelli musulmani, nel ballottaggio del 16 e 17 giugno. Una prospettiva che non piace né a laici e liberali, né a tutti quei gruppi che da tempo denunciano il tradimento della rivoluzione. Non a caso monta l’onda per il boicottaggio del prossimo turno. Intanto in centinaia sono scesi in piazza, al Cairo e in varie altre città egiziane, per protestare contro l’esito della prima tornata elettorale, e in particolare contro Shafiq, considerato simbolo di quel regime deposto poco più di un anno fa da una sanguinosa protesta popolare.
L’affluenza e i risultati. Il presidente della commissione elettorale, Faruk Sultan, ha registrato al primo turno un’affluenza alle urne pari al 46,2%, non altissima considerando che per le legislative dell’anno scorso è stata del 52%. Respinti anche tutti i ricorsi di coloro che non sono stati ammessi al ballottaggio. In particolare, Sultan ha negato che tra le centinaia di soldati che si sono recati alle urne sono contravvenuti alla legge egiziana, in base alla quale membri delle forze armate e poliziotti non possono votare.
In quanto ai risultati, Mohamed Morsi, candidato dei Fratelli Musulmani, con 5 milioni e 764.952 di voti, è il primo classificato, con il 24,8% delle preferenze. Subito dopo si è piazzato l’ex premier Ahmad Shafiq, che ha ricevuto 5 milioni e 505.327 voti, pari al 23,7%. Terzo classificato è stato invece il nasseriano Hamdin Sabbahi, seguito dal filo islamico moderato Abdel Moneim Abul Fotouh. Quinto l’ex capo della Lega araba, Amr Mussa.
Il ballottaggio. La scelta tra Musri e Shafiq pone i 50 milioni di elettori egiziani dinanzi ad una difficile e problematica situazione. Si tratta di decidere se portare al potere gli islamisti o l’autocrazia laica, questa dietro sostegno dei militari.
Ma tra le frange moderate c’è anche chi rifiuta i risultati. «Respingo questi risultati e non li riconosco», ha dichiarato Abdel Moneim Abol Fotouh, ex-esponente dei Fratelli musulmani. Abol Fotouh ha sostenuto che quei voti sarebbero stati comprati e che, nel corso dello spoglio, ai rappresentati dei candidati sarebbe stato negato l’accesso ai seggi.
La mappa del voto. Secondo quanto riportato dal quotidiano al Ahram, di tendenza democratica, si evince che mentre l’elettorato del Delta ha puntato su Shafiq, l’Alto Egitto avrebbe optato per Mursi e infine la popolazione della costa Mediterranea per Sabbahi.
Nel frattempo i Fratelli Musulmani sperano nella Corte costituzionale, che il prossimo 11 giugno dovrà decidere sulla validità della legge che esclude dalle elezioni i vertici del regime deposto e che potrebbe quindi colpire proprio l’ultimo premier dell’ex rais.
di Marina Bonifacio