Sarà garantito a tutti il diritto di manifestare in maniera pacifica: con questo comunicato l’esercito egiziano, principale protagonista del golpe che ha portato ieri alla deposizione del presidente Mohammed Morsi, pare voler garantire, in questi giorni convulsi per la democrazia, l’ordine e il pluralismo. Ma è grande la preoccupazione per quelli che scenderanno oggi in piazza al Cairo: i Fratelli musulmani, il partito dell’ex presidente. La manifestazione servirà al movimento politico per valutare se ci sia ancora un sostegno diffuso nei confronti di Morsi, in questo momento agli arresti. Anche i ribelli di Tamarod stanno organizzando per oggi un corteo, in difesa degli esiti della rivoluzione.
Divieto d’espatrio per Morsi, arresti tra i Fratelli musulmani. Il presidente, che appena un anno fa era stato eletto democraticamente, ora è nelle mani dell’esercito. Dopo l’arresto, è arrivata una disposizione della magistratura che vieta l’espatrio a Morsi e ad altri otto dirigenti della Fratellanza. Le cose si mettono male per i Fratelli musulmani: l’esercito, dopo aver disposto mercoledì scorso la chiusura di diverse radio e televisioni locali gestite dal movimento, è passato agli arresti di decine di suoi importanti esponenti. Tra questi, anche la guida spirituale Mohamed Badie, fermato insieme al suo vice, Khairat el-Shater, per essere interrogato sul suo ruolo in una sparatoria verificatasi al Cairo, dove otto persone sono rimaste uccise.
Mansour presidente ad interim e Baradei artefice della conciliazione col popolo. E’ ora il giudice Adly Mansour, presidente della Corte costituzionale egiziana, a tenere le redini di un governo provvisorio. Ieri Mansour si è insediato al palazzo presidenziale di Ittahadeya e già oggi potrebbe essere pronta una prima lista con i nomi dell’esecutivo ad interim. Intanto il premio Nobel per la pace, Mohamed el Baradei, sta gestendo per conto di tutte le opposizioni egiziane i negoziati per definire il dopo Morsi. La road map per la transizione, secondo i suoi intenti, prevederà elezioni presidenziali anticipate e realizzerà “una vera conciliazione” con il popolo egiziano. “L’Egitto è la patria di tutti, nessuno escluso – ha dichiarato Mahmoud Badr, portavoce del movimento dei ribelli Tamarod – continueremo la nostra rivoluzione per pane, libertà e dignità umana”. Anche una riconciliazione con i Fratelli musulmani, quindi, sarà importante per garantire la stabilità nel Paese e lo sa bene il neo presidente Mansour, che nel suo discorso di insediamento ha invitato il movimento islamico a “partecipare alla costruzione della nazione”. Ma il commento di Mohamed el Beltagy, dirigente della Fratellanza, non rassicura del tutto il nuovo governo:la Fratellanza non imbraccerà le armi, ma altri non meglio precisati gruppi potranno essere portati alla resistenza violenta.
Giulia Di Stefano
Egitto: al via il governo ad interim di Mansour ma i Fratelli musulmani non mollano la presa. Oggi corteo pro Morsi
05 Luglio 201351