L’Istat rivela che nell’ottobre 2020 l’Italia ha perso 473.000 occupati rispetto all’anno scorso. Dati preoccupanti anche sul versante della disoccupazione giovanile, che raggiunge quota 30,3%. Per la disoccupazione dai 15 ai 64 anni, invece, il tasso rimane stabile al 9,8%. I dati commentati questa mattina dall’Istat, l’Istituto Nazionale di Statistica, vanno letti in una doppia prospettiva: da un lato, in relazione all’evoluzione dell’anno 2020; dall’altro, confrontandoli con lo stesso periodo nell’anno 2019.
“Dopo la crescita di luglio e agosto e la sostanziale stabilità di settembre – sottolinea l’Istat – il livello di occupazione a ottobre ha subito una leggera flessione, pari allo 0,3%, ovvero 13.000 unità”. Tale calo è stato causato dal crollo del lavoro indipendente e di quello a termine, per via della pandemia. I lavoratori stabili, invece, sono aumentati di 61.000 unità, grazie anche al blocco dei licenziamenti.
L’istituto dichiara, tuttavia, che i tassi di occupazione e disoccupazione sono rimasti stabili. Il tasso di occupazione resta fermo al 58%. Per la disoccupazione giovanile rispetto a settembre 2020 si è registrato un aumento di 0,6 punti percentuali nel mese di ottobre, arrivando a coinvolgere un totale di 422.000 unità. La disoccupazione tra i 15 e i 64 anni, invece è aumentata dello 0,3% rispetto a settembre, rimanendo quindi stabile al 9,8%.
Tuttavia, tali cifre assumono un’altra veste se analizzate nel lungo periodo. Da febbraio l’Italia conta 420.000 occupati in meno, 473.000 se si considera ottobre 2019, pari al 2% del totale. Il tasso di disoccupazione giovanile, dall’anno scorso, è aumentato del 2,6%. È aumentato anche il tasso di inattività per le persone tra i 15 e i 64 anni dello 0,8%, toccando quota 35,5%. A fronte della pandemia e della riduzione dell’attività in tanti hanno smesso di cercare attivamente lavoro e raggiungono adesso la cifra molto significativa di 13.572.000 unità.