Ed Sheeran, classe 1991, nato ad Halifax in Inghilterra, è ancora un giovane artista ma con numeri già da fuoriclasse. Raggiunto il successo internazionale nel 2011 con il suo terzo album “+” (sette volte disco di platino), ha confermato la propria affermazione con il quarto album “X”, addirittura superando nei numeri il precedente: 13 settimane consecutive al primo posto nel Regno Unito, dove ha sfondato il muro delle 2.500.000 copie vendute, con annesso debutto in cima alla graduatoria nella Billboard 200, la prestigiosa classifica dei 200 nuovi album discografici e EP più venduti negli Stati Uniti, pubblicata ogni settimana dalla rivista Billboard.
Non è da meno neppure il nuovo disco, dal titolo altrettanto criptico “÷” (stilizzazione di Divide), uscito il 3 marzo 2017 e già all’assalto delle più prestigiose classifiche del mondo. E adesso, per la gioia dei fan, un nuovo tour mondiale che partirà proprio dall’Italia, al PalaAlpitour di Torino il 16 e 17 marzo. Qualche anticipazione è arrivata proprio dallo stesso Sheeran: «Sarà uno show grandissimo – ha raccontato a Milano prima di un bagno di folla alla libreria Mondadori e della partecipazione a Che Tempo Che Fa -, il designer Mark Cunniffe, che ha lavorato con Madonna e gli U2, mi ha costruito uno schermo gigante che sovrasta il palco e parte del pubblico, una struttura enorme, curva e mobile mai vista prima».
Il britannico poi non ha mancato di evidenziare un fenomeno ormai dilagante e fuori controllo nel mondo dei grandi eventi, ovvero quello del secondary ticketing, la versione 2.0 del vecchio e immancabile bagarinaggio. «Basta dire che su Viagogo si trovano biglietti da 300 sterline per un mio concerto benefico del Teenage Cancer Trust per capire come questo sistema sia marcio e malato», ha affermato Sheeran, annunciando anche che il suo manager la prossima settimana «sarà al parlamento inglese per parlare di possibili soluzioni al problema».
Sul fronte prettamente artistico invece nulla dovrebbe cambiare nello stile di Ed, abituato a condividere il palcoscenico solamente con la propria chitarra: «Suonare da solo è ancora un grande argomento di conversazione, e avendolo fatto per tanti anni so di poter dare il meglio così», ha affermato. E il prossimo disco? Logica vorrebbe che si chiamasse “-” (meno, dopo i simboli che stanno per più, per e diviso), e invece no, Sheern è chiaro sul tema: «Non si intitolerà “minus”! Ma avrà quel concetto, tradotto in canzoni minimali e ridotte all’osso dopo questo disco più eclettico e “diviso” ».