ROMA – Pesa sul deficit italiano – lievitato al 7,2% contro il 5,3% sentenziato dalla Nadef – il superbonus edilizio. Ma a discapito di questo, nel 2024, l’economia italiana cresce dello 0,2% e non dello 0,1% come, invece, era stato previsto a dicembre dello scorso anno. A certificarlo l’Istat che evidenzia come la crescita acquisita sia da imputarsi all’andamento del prodotto interno lordo che, nel quarto trimestre del 2023, è stato migliore del previsto.
Per gli anni successivi al 2023, tuttavia, grazie a differenti criteri contabili, gli effetti del superbonus sul deficit dovrebbero essere più leggeri, in quanto distribuiti nel tempo grazie al criterio della ripartizione per cassa. Gli effetti sul debito, invece, si paleseranno immediatamente, anno per anno, rendendo difficile la programmata riduzione dello rispetto al 137,3% del Pil del 2023.
La crescita, invece, è determinata soprattutto dagli investimenti, dalla domanda estera netta e dalla spesa delle pubbliche amministrazioni. Vanno male però i consumi delle famiglie che, riducendosi di ben 4 miliardi, hanno sottratto alla crescita del Pil 0,8 punti percentuali.
Lo spread
La problematica situazione del deficit e del debito, tuttavia, non sembra essersi riflessa – come ci si aspettava – sullo spread sui Btp che si attesta, con 136 punti base, al minimo da gennaio 2022.
Su questo dato non sembra pesare la Bce quanto piuttosto un momento di fiducia per gli investitori, favorito anche dai segnali di crescita e dagli oltre 18 miliardi di Btp Valore collocati fra il pubblico retail la scorsa settimana e che hanno portato il totale a oltre 53 miliardi.
La riduzione del rischio povertà
Il Report dell’Istat sulla redistribuzione del reddito in Italia riporta, inoltre, che le modifiche apportate al sistema di tasse e benefici nel 2023 hanno aumentato in lieve misura l’equità della distribuzione dei redditi disponibili. L’effetto principale è sul rischio di povertà che si riduce di un oltre un punto percentuale, passando dal 20% al 18,8%.