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Ecco la talpa del Datagate. “Non penso di aver fatto nulla di male”

di Domenico Cavazzino10 Giugno 2013
10 Giugno 2013

Si chiama Edward Snowden e a vederlo sembra un ragazzo come tanti, invece si tratta della “talpa” che ha svelato la più grande fuga di notizie dell’intelligence Usa. Parliamo del Datagate, il nuovo scandalo che ha colpito l’America: milioni di telefonate controllate dalla Nsa, National Security Agency, grazie al sistema Prism, programma di controllo delle comunicazioni. A queste si aggiungono anche i controlli dei server di nove aziende Internet degli Stati Uniti. Tutto questo nell’ambito di una gigantesca operazione di controllo antiterrorismo.
Guai per Obama. Una vicenda venuta alla luce con la denuncia del Guardian, entrato in possesso di un’ordinanza giudiziaria che intimava alla Verizon, società telefonica Usa, di consegnare alla Nsa una lista di dati delle telefonate all’interno degli Stati Uniti e fra questi ultimi e altri Paesi. Un provvedimento basato sul Patriot Act varato da Bush nel post 11 settembre, che dimostra come nonostante il cambio di governo, siano continuati i controlli indiscriminati sui cittadini statunitensi. Una vera e propria tegola per l’amministrazione Obama. Alle accuse del Guardian, si è aggiunto il Washington Post, ma questa denuncia non sarebbe stata possibile senza una talpa, appunto Edward Snowden. Ex-tecnico Cia, in queste ore si trova ad Hong Kong. È lui il responsabile della fuga di notizie che ha permesso a questa storia di venire a galla. Il suo lavoro attuale, infatti, era in un ufficio della Nsa alle Hawaii. Inoltre nel 2007, quando ancora lavorava perla Cia, era stato mandato in missione diplomatica a Ginevra e la sua posizione gli permetteva di aver accesso a tutta una serie di documenti. Lo scorso 20 maggio, dopo aver “passato” le ultime informazioni, la fuga ad Hong Kong. «Non voglio vivere in una società che fa questo tipo di cose» ha dichiarato Snowden, spiegando che la scelta del suo “rifugio” è dovuta al «forte impegno a favore della libertà di parola e a tutela del dissenso politico» del paese.
La sicurezza più della privacy. In un’intervista video pubblicata sul sito del Guardian, il giovane americano spiega di non aver mai voluto nascondersi, perché non crede di aver fatto nulla di male anche se ora medita di chiedere asilo politico all’Islanda. Intanto arriva anche la risposta della Nsa col direttore, James Clapper, che si scaglia contro i due quotidiani e le loro rivelazioni definendole «riprovevoli e piene di errori» e potrebbero provocare «un danno irreversibile alla nostra capacità di rispondere alle tante minacce alla nostra nazione».

Domenico Cavazzino

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