La psicosi ebola comincia a mietere le prime vittime legate alla diffidenza ed alla scarsa informazione della gente.
L’ebola comincia a mietere le prime vittime anche in Italia ma non si tratta di persone che hanno contratto il virus bensì di persone di origini africane o di ritorno dal Continente Nero che devono fare i conti con la diffidenza della gente, letteralmente terrorizzata da una possibile epidemia.
A Roma una ventiseienne della Guinea è stata aggredita su un autobus di linea, accusata da un gruppetto di ragazzine di poter “attaccare” l’ebola. Dalle parole si è passati ai fatti arrivando ad una vera e propria colluttazione che ha coinvolto anche i parenti delle ragazzine quando l’autobus ha raggiunto il capolinea. A sedare gli animi ci hanno pensato poi le forze dell’ordine. La donna, in ogni caso, di concerto con il suo compagno italiano, ha deciso di denunciare il caso alla procura.
Psicosi incontrollata anche a Fiumicino, dove ad una bambina di tre anni è stato impedito l’accesso alla scuola di Porto Romano. La piccola Chanel era infatti di ritorno da un viaggio in Uganda. Il papà, un carabiniere che si sposta spesso e volentieri in Africa per motivi di lavoro, ha incontrato la stretta resistenza delle mamme degli altri bambini che hanno imposto al preside un aut aut senza mediazioni: «O lei o i nostri figli in classe, può infettare gli altri con l’ebola». L’Uganda però non è uno dei paesi infettati dal virus e le rimostranze dei genitori dei bambini appaiono ingiustificate dato che «ho fatto fare alle mie figlie tutte le analisi necessarie a stabilire la loro totale buona salute» ha dichiarato il papà della piccola Chanel che ha anche aggiunto che sua figlia «non ha avuto alcun sintomo particolare, né una febbre né un raffreddore. Ciò che è accaduto è pura follia… l’unica spiegazione è che venivamo dall’Africa». Ma c’è altro perché le mamme degli altri bambini hanno posto come condizione l’”allontanamento” dai banchi di scuola della bimba per 21 giorni, esattamente il periodo di incubazione del virus. Dopo la presa di posizione del preside, che ha difeso la piccola Chanel esaminando con cura certificati medici e tutti i possibili rischi, la bambina è tornata comunque a scuola dopo una settimana, periodo che i genitori hanno deciso di farle trascorrere a casa per “calmare un po’ le acque”.
Sul caso intanto è intervenuto anche il ministro della Salute Beatrice Lorenzin che ha confermato che «l’Uganda non e’ un paese infetto ed e’ molto lontano dalle zone colpite dal virus. In Italia attualmente non c’è stato nessun caso di ebola, neanche d’importazione ed il rischio di contrarre la malattia è basso. Queste forme di allarmismo – ha concluso il ministro – sono assolutamente ingiustificate”.
Mario Di Ciommo