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HomeSport “È stato tutto molto bello”, il calcio piange Bruno Pizzul e la sua voce indimenticabile

Il calcio saluta Bruno Pizzul
Raccontò il dramma dell'Heysel
e le Notti Magiche

Da calciatore a giornalista

Il cordoglio delle istituzioni

di Marco Bertolini05 Marzo 2025
05 Marzo 2025
pizzul morto

Bruno Pizzul in una delle sue ultime apparizioni in pubblico | Foto Ansa

GORIZIA – Il calcio saluta Bruno Pizzul e la sua voce, colonna sonora delle Notti Magiche e non solo. Se è vero che “la voce umana è il più bello strumento che esista, ma è anche il più difficile da suonare”, come diceva il compositore Richard Strauss, allora Pizzul suonava molto bene. L’Italia dice addio oggi, 5 marzo, a un giornalista capace di emozionare anche i non appassionati di calcio. 

Da calciatore a giornalista, il ritratto di Pizzul

Dopo essere stato costretto a lasciare il calcio giocato a causa di un infortunio al ginocchio, ha giocato nel Catania e nella squadra della città dove è nato nel 1938, Udine.

Nonostante l’addio al calcio, è voluto rimanere comunque nel mondo del pallone, entrando in Rai nel 1969 e commentando un anno dopo la sua prima partita. Non senza difficoltà. Il dottore in giurisprudenza arriva con quindici minuti di ritardo al campo neutro di Como – stadio scelto per far disputare lo spareggio di Coppa Italia Juventus-Bologna – cominciando a commentare dal 16esimo minuto. Ma erano altri tempi. La partita era trasmessa in differita e ha potuto rimediare. Da lì una carriera ricca di partite, racconti, diventando la voce inconfondibile della Nazionale italiana. Ha commentato gli azzurri in occasione di cinque Mondiali e quattro Europei, congedandosi nell’agosto 2002.

L’utlima partita commentata da Bruno Pizzul

Pizzul avrebbe compiuto 87 anni tra pochi giorni, l’8 marzo. La famiglia ha annunciato la scomparsa senza chiarire le cause del decesso. Il telecronista era sposato con Maria, dalla cui unione sono nati tre figli: Fabio, Silvia e Carla.

Dall’Heysel alle Notti Magiche, le telecronache rimaste nella storia

Bruno Pizzul è stato un esempio e un modello da seguire per tutti coloro che hanno sognato di fare il suo stesso lavoro. Ha prestato la sua voce per raccontare la tragica finale di Coppa dei Campioni del 1985, quando la Juventus ha battuto il Liverpool dopo che sugli spalti 39 persone morirono schiacciate negli scontri tra tifoserie. Il giornalista ha dichiarato di aver commentato per un’ora e mezzo gli scontri pre-partita con le lacrime agli occhi. Non era però solo cuore e professionalità.

Pizzul è divenuto uno dei telecronisti sportivi più amati di sempre perché capace di giocare su alcune sue frasi, divenute iconiche e meme ante litteram. Famose anche le imitazioni che comici e non solo hanno fatto di lui. In una delle sue ultime interviste – nel 2021 per il Corriere – sottolineava come non si definisse l’uomo più buono del mondo, semmai “solo un uomo tranquillo che cerca di rispettare gli altri”. C’è chi lo voleva telecronista Rai per la finale degli Europei del 2021, alla fine lo ha fatto per i suoi compaesani di Cormòns.

“Ho pronunciato qualche parola per i miei compaesani, gente a cui voglio bene” le parole del telecronista

Ha riflettuto su come sia cambiato il suo mondo e il suo lavoro. Dai rapporti personali quasi inesistenti alla presenza eccessiva di parole. 

Il ricordo del mondo del calcio e non solo

Il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina ha ricordato il giornalista sottolineando la sua caratura da “campione di razza”. Lo ha ringraziato per la sua straordinaria professionalità e umanità, perché “è stato molto più di un giornalista”. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha sottolineato come Pizzul sia stata la voce storica del calcio italiano, “destinata a rimanere per sempre nella storia dello sport e nei cuori di tutti noi”.

Dal mondo del calcio arrivano anche le parole di chi non si esprime spesso, come Dino Zoff, che rivela di aver perso “un caro amico” che è stato “un grande professionista, un intenditore di calcio ma soprattutto un uomo con la schiena dritta”. Anche i social si sono riempiti di messaggi di cordoglio e ricordo, dalle squadre che sono state raccontate da Pizzul

a pagine sul calcio che hanno capito l’importanza del telecronista del racconto. Dal rigore memorabile di Totti ai racconti della Nazionale, dai Mondiali di Italia ‘90, fino a Usa ‘94. Tutto questo nonostante, come ricordava sul Corriere, la sua meraviglia al fatto che qualcuno si interessasse alle sue esperienze. Per lui il motivo era semplice, il fatto di “non essere mai riuscito a prendermi troppo sul serio”. E forse per questo che adesso tutti, con una seria ammirazione e un’ammirevole serietà, lo ricordano.

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