Federico Tonioni, psichiatra e psicoterapeuta, è ricercatore dell’Istituto di Psichiatria e Psicologia nella Facoltà di Medicina dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Già direttore del Centro Pediatrico Interdipartimentale per la Psicopatologia da Web del Policlinico Gemelli di Roma, a Lumsanews spiega cosa c’è alla base del cyberbullismo anche da un punto di vista medico
Come definisce il fenomeno del cyberbullismo?
“Il cyberbullismo è un’evoluzione del bullismo classicamente inteso. Può essere considerato come un’esperienza estremamente sgradevole, terribile per certi aspetti, che tutti abbiamo conosciuto almeno una volta nella vita. A chiunque, infatti, è capitato di essere escluso da una festa, da un invito o di essere presi in giro”.
In che modo si può reagire?
“Davanti a questo tipo di esperienza, comune a tutti noi per quanto sgradevole, si può avere un ragazzo che reagisce fisicamente, che ironizza, che razionalizza. Davanti allo stesso stress, dunque, le reazioni degli adolescenti sono diverse, a seconda della struttura mentale che ha quell’adolescente”.
Quali sono le modalità per poterlo contrastare?
“È facile condannare il cyberbullismo: se ne parla tanto, ma si parla tanto anche di prevenirlo. Il principio attivo che crea dolore a chi viene preso in giro o perseguitato è la vergogna. I ragazzi, oggi, si muovono all’interno di una doppia polarità: la vergogna e la popolarità. Due estremi che, in realtà, coincidono: più uno è popolare, più è facile crollare. Proibire i social network è abbastanza inutile: una forma di prevenzione potrebbe essere quella di creare un’identità digitale seria”.
Tra le esperienze più ricorrenti c’è proprio la vergogna
“La vergogna è un’esperienza nei confronti della quale non c’è riparazione. L’intensità di questa esperienza è proporzionale alla visibilità, a quanti ti hanno visto. Oggi la visibilità è ampia: una brutta figura, nel momento in cui diventa cyber e viene diffusa sui social, non si riesce è in grado di contare quante persone l’hanno vista. Lì c’è il passaggio dall’essere aggredito al sentirsi perseguitato, poiché non esiste più un limite: un ragazzino preso in giro a Milano, se cambia città, appena incrocia lo sguardo di un coetaneo, a Napoli, può pensare di sentirsi riconosciuto. Non ci si libera dal cyberbullismo con la stessa facilità come quando si poteva cambiare scuola, classe o città”.
Ci sono altre conseguenze?
“Le conseguenze sono anche dipendenti dalle strutture mentali dei ragazzi, strettamente correlata all’autostima, che deriva dall’esperienza di sentirsi amato quando si deludono le aspettative. L’autostima è questione di affettività, non di competenze. Tanti ragazzi, riempiti di aspettative, hanno colluso con queste aspettative e sono crollati dopo. La genesi del cyberbullismo è, proprio per questo, anche di carattere affettivo”.