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HomeCronaca “È più difficile liberarsi dal cyberbullismo che da quello tradizionale”

"È più difficile liberarsi
dal cyberbullismo
che da quello tradizionale"

Lo psichiatra Tonioni del Gemelli

"Oggi ci si muove tra vergogna e fama"

26 Marzo 2024

Federico Tonioni, psichiatra e psicoterapeuta, è ricercatore dell’Istituto di Psichiatria e Psicologia nella Facoltà di Medicina dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Già direttore del Centro Pediatrico Interdipartimentale per la Psicopatologia da Web del Policlinico Gemelli di Roma, a Lumsanews spiega cosa c’è alla base del cyberbullismo anche da un punto di vista medico

Come definisce il fenomeno del cyberbullismo?

“Il cyberbullismo è un’evoluzione del bullismo classicamente inteso. Può essere considerato come un’esperienza estremamente sgradevole, terribile per certi aspetti, che tutti abbiamo conosciuto almeno una volta nella vita. A chiunque, infatti, è capitato di essere escluso da una festa, da un invito o di essere presi in giro”.

In che modo si può reagire?

“Davanti a questo tipo di esperienza, comune a tutti noi per quanto sgradevole, si può avere un ragazzo che reagisce fisicamente, che ironizza, che razionalizza. Davanti allo stesso stress, dunque, le reazioni degli adolescenti sono diverse, a seconda della struttura mentale che ha quell’adolescente”.

Quali sono le modalità per poterlo contrastare?

“È facile condannare il cyberbullismo: se ne parla tanto, ma si parla tanto anche di prevenirlo. Il principio attivo che crea dolore a chi viene preso in giro o perseguitato è la vergogna. I ragazzi, oggi, si muovono all’interno di una doppia polarità: la vergogna e la popolarità. Due estremi che, in realtà, coincidono: più uno è popolare, più è facile crollare. Proibire i social network è abbastanza inutile: una forma di prevenzione potrebbe essere quella di creare un’identità digitale seria”.

Tra le esperienze più ricorrenti c’è proprio la vergogna

“La vergogna è un’esperienza nei confronti della quale non c’è riparazione. L’intensità di questa esperienza è proporzionale alla visibilità, a quanti ti hanno visto. Oggi la visibilità è ampia: una brutta figura, nel momento in cui diventa cyber e viene diffusa sui social, non si riesce è in grado di contare quante persone l’hanno vista. Lì c’è il passaggio dall’essere aggredito al sentirsi perseguitato, poiché non esiste più un limite: un ragazzino preso in giro a Milano, se cambia città, appena incrocia lo sguardo di un coetaneo, a Napoli, può pensare di sentirsi riconosciuto. Non ci si libera dal cyberbullismo con la stessa facilità come quando si poteva cambiare scuola, classe o città”.

Ci sono altre conseguenze?

“Le conseguenze sono anche dipendenti dalle strutture mentali dei ragazzi, strettamente correlata all’autostima, che deriva dall’esperienza di sentirsi amato quando si deludono le aspettative. L’autostima è questione di affettività, non di competenze. Tanti ragazzi, riempiti di aspettative, hanno colluso con queste aspettative e sono crollati dopo. La genesi del cyberbullismo è, proprio per questo, anche di carattere affettivo”.

 

 

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