ROMA – “Con immenso dolore diamo la notizia che oggi il nostro amatissimo Oliviero ha intrapreso il suo prossimo viaggio”. Con questa nota la famiglia annuncia la morte di Oliviero Toscani, celebre fotografo italiano. È morto, all’età di 82 anni, all’ospedale di Cecina (Livorno), dove era stato ricoverato il 10 gennaio per l’aggravarsi delle sue condizioni.
“Basta che non faccia male. E poi ho vissuto troppo e troppo bene, sono viziatissimo. Non ho mai avuto un padrone, uno stipendio, sono sempre stato libero”, queste le sue parole al Corriere della Sera il 28 agosto scorso, consapevole che la sua malattia a breve lo avrebbe sconfitto.
Una carriera basata sulla trasgressione e sul portare avanti le sue idee dirompenti. Un innovatore che ha rivoluzionato il mondo della fotografia, scandalizzando e suscitando dibattito. Dai jeans di “Chi mi ama mi segua” al bacio tra un prete e una suora, dai volti dei condannati a morte al corpo di una donna consumata dall’anoressia, tutte le sue campagne hanno lasciato il segno.
Nella sua carriera ha lavorato in ogni parte del mondo senza mai soffermarsi su un unico genere fotografico. Pubblica il suo primo scatto sul Corriere a 14 anni. Dopo il diploma in fotografia, debutta nel mondo della pubblicità con la campagna per il cornetto Algida. I suoi scatti finiscono su Elle, Vogue, GQ, Harper’s Bazaar, Esquire, ma realizza anche foto per celebri maison di moda come Valentino, Chanel, Fiorucci, Esprit e Prénatal. La svolta, nel 1982, con Benetton: i maglioni sono il pretesto per Toscani per portare in primo piano temi sociali come l’uguaglianza, la mafia, il contrasto all’omofobia, la lotta all’Aids o alla pena di morte. Nel 1991 lancia la rivista Colors, tre anni dopo ecco Fabrica, centro internazionale per le arti e la ricerca della comunicazione moderna, la cui sede è firmata dall’archistar giapponese Tadao Ando.
Oltre alla carriera di fotografo, Toscani è stato candidato alla Camera con i Radicali nel 1996 per la Lista Marco Pannella e nel 2006 per la Rosa nel Pugno.