HomeCronaca Due siluri per Enrico Letta. Cassazione e Standard&poor’s mettono in difficoltà il governo delle larghe intese.

Due siluri per Enrico Letta. Cassazione e Standard&poor’s mettono in difficoltà il governo delle larghe intese.

di Manuela Moccia10 Luglio 2013
10 Luglio 2013

Giornata difficile per il governo. Questa volta il premier, al contrario di quanto aveva detto pochi giorni fa, non “ce l’ha fatta”. E adesso si trova a dover affrontare problematiche sia nel campo economico che in quello politico. La prima doccia fredda arriva dalla decisione della Corte di Cassazione di anticipare l’udienza Mediaset al 30 luglio. Mentre Berlusconi rischia la conferma della condanna a 4 anni di reclusione e 5 di interdizione dai pubblici uffici, Letta mantiene toni bassi, convinto che non ci saranno conseguenze sulla durata del governo. E poi in serata, la decisione della Sandard&Poor’s di declassare il rating italiano con out look negativo. Non sono bastati quindi gli sforzi degli ultimi due anni per ristabilire la credibilità dei conti pubblici, come sottolineato da Simon O’Connordal, portavoce del vicepresidente Olli Rehn, responsabile degli Affari economici. L’Italia adesso dovrà comunque fare i conti con l’aumento dello spread e degli interessi da pagare sui titoli di stato.

Letta, quindi, non ha fatto in tempo ad esprimere la sua soddisfazione sull’uscita dell’Italia dalla procedura di deficit eccessivo e la conseguente flessibilità di bilancio concessa dalla UE, che ci hanno pensato le agenzie di rating a smorzare l’entusiasmo. La posizione del Governo di coalizione su Imu e Iva non ha convinto Standard & Poor’s che a causa del “differente approccio nella coalizione di governo” per coprire un disavanzo “frutto della sospensione dell’Imu e del possibile ritardo del pianificato aumento dell’Iva” ha deciso di tagliare il rating dell’Italia da BBB+ a BBB. In queste circostanze “gli obiettivi di bilancio del 2013 sono potenzialmente a rischio”. E non solo. Secondo gli analisti il debito pubblico raggiungerà il 129% entro la fine del 2013, considerando che il Pil pro capite atteso è pari a 25 mila euro, sotto i livelli del 2007. Per questo Standard & Poor’s ha tagliato le stime sul Pil del – 1,9%, molto di più del – 1,4% stimato a marzo e molto peggio del – 1,8% annunciato dal Fondo Monetario.

Questo ennesimo atto di sfiducia, che denuncia una bassa crescita dell’Italia e riforme insufficienti, non solo segue il downgrade di Fitch a marzo, ma ci pone a un solo gradino sopra della Spagna e a due dall’esclusione dei titoli italiani dalla lista di quelli sicuri. Il messaggio di S&P è chiaro:  l’Italia oggi è un debitore meno affidabile, quindi s consiglia di ragionare bene prima di comprare i suoi titoli di stato.

È possibile comunque che le conseguenze di ques’altro declassamento per questa volta siano limitate dalla consapevolezza ormai diffusa del ruolo politico svolto dalle agenzie di rating quando si trovano ad analizzare enti pubblici e non privati. Intanto l’Italia, messa subito alla prova sul mercato internazionale, questa mattina è riuscita a collocare tutti i 9,5 miliardi di Bot, annuali e flessibili, con un tasso però ritornato sopra l’1%.

Contestazioni alla decisione di S&P sono arrivate sia da destra che da sinistra. “Nessuno è perfetto e anche Standard & Poor’s in passato ha preso fischi per fiaschi” ha twittato ieri la Carfagna, portavoce Pdl alla Camera, mentre per il ministero del Tesoro la situazione italiana non è grave quanto vogliono far credere. Ma come ha detto ieri sera Letta a Ballarò, “la situazione resta complessa. Fino a quando il debito pubblico sarà così alto l’Italia resta un sorvegliato speciale”.

E di sorvegliato speciale non c’è solo il paese, ma anche il suo ex premier. Almeno secondo la maggioranza del Pdl. Ha fatto scalpore la decisione della Corte di Cassazione di anticipare l’udienza Mediaset al 30 luglio affidandola alla sezione feriale della Suprema corte, per evitare la parziale estinzione del reato a settembre. Dopo aver disertato il vertice di maggioranza, il Pdl ha chiesto tramite i suoi due capigruppo, Renato Schifani e Renato Brunetta, il rinvio di ogni attività parlamentare “per tre giorni”, sia in Aula che nelle commissioni. Di fronte al pericolo che il loro leader possa essere sconfitto dalla magistratura, gli esponenti del Pdl hanno deciso quindi di reagire con una replica forte, consapevoli che senza il 30% dei consensi elettorali di Berlusconi il partito non sarebbe più lo stesso.

Dure le critiche della Santanchè nei confronti del premier:  “Il comportamento ieri di Letta a me non è piaciuto assolutamente per niente, mi sembra una di quelle tre scimmiette ‘non vedo, non sento, non parlo’ –  ha poi proseguito –  “Che il presidente del Consiglio ieri non abbia trovato un secondo, un minuto, una parola per stigmatizzare quello che era successo, io lo trovo un fatto grave». Poi l’attacco ad una parte della magistratura: «Che questa sia l’ennesima persecuzione giudiziaria nei confronti di Berlusconi è certo – ha detto la Santanché- C’è un gruppo di magistrati che vuole prevalere sulla democrazia. Silvio Berlusconi ad oggi è stato indagato e processato 34 volte e sono i numeri che fanno capire che c’è questo disegno criminale da parte di alcuni. Viviamo in un Paese dove c’è un golpe, dove si cerca di cancellare la libertà, la democrazia. Io spero che gli italiani colgano il nostro dolore».

Di libertà e democrazia parla anche la Corte di Cassazione che con una nota ha risposto alle accuse  spiegando che fissare le udienze prima del termine di prescrizione non significa altro che adempiere al proprio dovere, pena la responsabilità anche di natura disciplinare.

Manuela Moccia

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