Due casi di colera sono stati registrati a Napoli in una donna e nel figlio di due anni. Si tratta di due immigrati residenti a Sant’Arpino e rientrati da poco dal Bangladesh. Le condizioni della madre non destano particolari preoccupazioni, mentre il bambino è stato trasferito con prognosi riservata all’ospedale Cotugno. La salute del piccolo è comunque migliorata nelle ultime ore, tanto da consentire l’uscita dal reparto di terapia intensiva.
Il commissario straordinario dell’azienda ospedaliera, Antonio Giordano, ha precisato che “i contatti familiari sono stati individuati e sono ora sotto stretta osservazione sanitaria. La situazione è del tutto sotto controllo”.
I due casi di colera non destano quindi nessun tipo di allarme per la salute pubblica e, come ha ribadito Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Inmi Spallanzani di Roma, “la precoce identificazione dei casi di Napoli evidenzia il ruolo rilevante dalla rete dei reparti di malattie infettive distribuiti capillarmente su tutto il territorio italiano che, attraverso una approccio sindromico, riescono a gestire efficacemente anche patologie inusuali come il colera virtualmente assente da anni sul territorio nazionale”.
L’ultimo caso in Italia, infatti, si è verificato nel 2008 a Milano. Il colera, molto diffuso in paesi poveri con carenza di acqua potabile e di buone condizioni igieniche, è una malattia infettiva acuta causata da batteri della specie Vibrio Cholerae. Provoca diarrea causata dall’infezione dell’intestino e la trasmissione può avvenire per ingestione di acqua o alimenti contaminati dal batterio, mentre il contagio diretto avviene per trasmissione oro-fecale ed è molto raro in condizioni igienico-sanitarie normali.