Il video musicale della canzone “Popstar” di Sfera Ebbasta comincia con un’immagine del cantante che, sulla scrivania bianca, prepara il mucchietto di erba per poi rollarsi una canna. Già al primo minuto, si susseguono immagini di ragazzi che fumano droga. Il testo dice “Sai che mi piace l’erba coi cristalli e le bevande colorate”. Il testo di “Ciny”, un altro suo brano, comincia con “Tiro su una canna lunga mezzo metro”. Sfera Ebbasta e altri cantanti del genere Trapper ambientano le loro canzoni in periferie degradate, e i versi si assomigliano un po’ tutti parlando di droga, alcol, sesso, celebrità e social network.
Il genere musicale viene direttamente dagli Stati Uniti come sottogenere dell’hip hop e negli anni recentissimi ha visto uno sviluppo esponenziale anche in Italia. In slang americano, la parola “trap” indica proprio il luogo in cui avviene lo spaccio di droga. L’interpretazione vocale è più rilassata, con un ritmo ipnotico, cadenzato dalle rime finali e interne, assonanze e consonanze. Uno dei massimi interpreti del genere in Italia è sicuramente Ghali, con alle spalle due dischi di platino, che in “Ninna nanna” canta: “Ragazzi a pezzi, tutti a pezzi, torniamo a casa in carro attrezzi”.
Sembra che il filo rosso di tutti i testi sia il tema della perdizione, dell’annullamento di se stessi e della realtà, delle gang, della comunanza di interessi per la droga, l’alcol e più in generale per l’autodistruzione. Tutti temi calamita per adolescenti in una fase della loro vita che è facilmente in sintonia con il rifiuto delle regole, la ricerca di un’identità, il distacco dalle figure genitoriali, la libertà e la ribellione estrema a qualunque costo. Anche a costo di scatenare il panico ai concerti. Gesti che non si fanno mai da soli, che si premeditano nel proprio gruppo, nella stanza fumosa di qualcuno o sulle panchine di un parco. Sempre con il sottofondo della musica Trapper.