“L’Italia vuole l’Ucraina nell’Unione europea”. È quanto ha affermato il presidente del Consiglio, Mario Draghi, a seguito del videocollegamento a Montecitorio del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. Il premier ha parlato di “resistenza eroica” contro la “ferocia del presidente Vladimir Putin”, mentre il presidente ucraino ha sottolineato come la città di Mariupol sia “completamente distrutta”, invitando a immaginare un paragone con la città di Genova.
Il discorso di Zelensky è stato preceduto e concluso da una standing ovation da parte dell’intero Parlamento. Per il leader di Kiev il popolo ucraino è diventato un esercito contro il male, “tutto a causa di una persona”, che ha portato all’uccisione di 117 bambini nel Paese. Zelensky ha riferito di aver parlato oggi al telefono con Papa Francesco, che ha pronunciato “parole molto importanti” nei confronti del popolo ucraino. “Abbiamo bisogno di altre sanzioni e pressioni affinché la Russia cerchi la pace”, ha evidenziato il presidente, ribadendo la necessità che la capitale ucraina viva in pace, “come Roma e qualunque altra città al mondo”. L’Ucraina, secondo Zelensky, è il “cancello per l’esercito russo e loro vogliono entrare in Europa, ma la barbarie non deve entrare”. Il presidente ha paragonato le torture e le violenze russe a quelle dei nazisti, esortando Roma a congelare i conti di Mosca. Zelensky ha concluso ribadendo come la guerra debba finire al più presto e ha ringraziato l’Italia per l’aiuto e l’accoglienza dei rifugiati.
Al termine del discorso, durato 12 minuti, è intervenuto Draghi, che ha ricordato come l’Ucraina difenda anche la nostra pace e sicurezza. “Davanti all’inciviltà non ci giriamo dall’altra parte”, ha dichiarato, precisando che verrà offerta accoglienza a chi scappa dalla guerra e forniti aiuti alla resistenza ucraina. Il premier ha messo in evidenza la volontà di “disegnare un percorso di maggiore vicinanza dell’Ucraina all’Europa” e come l’Italia abbia “congelato beni per oltre 800 milioni di euro agli oligarchi russi”. Nell’Aula non si è registrato il tutto esaurito. Tra le defezioni, da registrare gli ex Cinque stelle di Alternativa, ma anche alcuni leghisti e pentastellati.
Le trattative Italia Russia per gli aiuti Covid a marzo 2020
La delegazione russa, arrivata in Italia nel marzo 2020 per affrontare l’emergenza Covid, voleva entrare negli edifici pubblici e sanificare l’intero territorio. La richiesta è emersa in una riunione riservata alla quale parteciparono i vertici militari provenienti da Mosca e quelli italiani del Comando interforze e del Comitato tecnico-scientifico. Il duro scontro tra le due delegazioni ha portato al mancato via libera del provvedimento, ma i russi eseguirono comunque una serie di interventi negli ospedali e nelle Rsa. Un’operazione citata tre giorni fa dal funzionario del ministero degli Esteri russo, Alexei Paramonov, che ha parlato di “conseguenze irreversibili” se l’Italia aderirà ad altre sanzioni. Il leader del Movimento cinque stelle, Giuseppe Conte ha chiarito in un’intervista al Corriere della Sera, che la delegazione di Mosca ha agito sotto il controllo dei nostri militari. L’ex premier ha precisato di aver informato anche il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, e il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini. “I direttori delle agenzie di intelligence hanno assicurato che non ci fu attività impropria”, ha aggiunto. Conte infine ha fatto presente di non aver mai sentito parlare della proposta di sanificazione degli uffici.