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HomeEconomia Draghi torna al Senato: “Difesa Ue passaggio obbligato. Serve debito comune”

Mario Draghi al Senato
per piano su competitività
"Serve debito comune"

L'ex premier presenta il suo rapporto

“Difesa europea passaggio obbligato"

di Leonardo Macciocca18 Marzo 2025
18 Marzo 2025

Il consulente speciale della presidente della Commissione Ue ed ex premier e presidente Bce, Mario Draghi, presenta il suo rapporto al Senato | Foto Ansa

ROMA – Mario Draghi suona il campanello d’allarme per l’Unione europea, questa volta all’interno dei confini italiani. Lo fa dall’aula Koch a Palazzo Madama, dove l’ex governatore della Bce ha presentato il suo rapporto sulla competitività davanti a tre commissioni riunite di Camera e Senato. Riarmo, innovazione e decarbonizzazione gli argomenti di discussione nel piano che era già stato illustrato dall’ex premier e attuale consulente speciale della presidente della Commissione Ue al Parlamento europeo il 17 settembre scorso. Nel frattempo però l’elezione di Donald Trump alla presidenza Usa e le sue parole su un’Unione europea “nata per truffare gli Stati Uniti” hanno modificato ulteriormente lo scenario internazionale. 

Dazi americani minacciano la prosperità europea

Sulla politica ultra protezionistica di Trump di questi suoi primi mesi del secondo mandato presidenziale, Draghi esprime tutto il suo timore per l’economia del Vecchio continente. “La nostra prosperità, già minacciata dalla bassa crescita per molti anni, si basava su un ordine delle relazioni internazionali e commerciali oggi sconvolto dalle politiche protezionistiche del nostro maggiore partner”, sentenzia l’economista. Aggiungendo che “i dazi, le tariffe e le altre politiche commerciali che sono state annunciate avranno un forte impatto sulle imprese italiane ed europee”.

Difesa europea passaggio obbligato

In politica estera il ricalibramento dell’approccio e delle strategie dell’alleato americano ha avuto un’eco ancor maggiore per quel che riguarda il tema del sostegno all’Ucraina nella resistenza dall’invasione Russa. Draghi, sulla scia del dibattito delle ultime settimane, evidenzia il rischio per la sicurezza degli Stati membri. E, in linea con la Presidente della Commissione europea von der Leyen, apostrofa la Russia come “una minaccia concreta per l’Unione Europea”. Per la difesa europea “occorre definire una catena di comando di livello superiore che coordini eserciti eterogenei” e che “sia in grado di distaccarsi dalle priorità nazionali operando come sistema della difesa continentale”.

L’ex premier vede il frazionamento come “deleterio” e auspica “ che l’attuale procurement europeo per la difesa fosse concentrato su poche piattaforme evolute invece che su numerose piattaforme nazionali”. “La difesa comune dell’Europa” è “un passaggio obbligato per utilizzare al meglio le tecnologie che dovranno garantire la nostra sicurezza”. Un processo nel quale “gli angusti spazi di bilancio non permetteranno ad alcuni Paesi significative espansioni del deficit” e dunque “il ricorso al debito comune è l’unica strada”.

Riduzione bollette come chiave per la competitività

“Costi dell’energia così alti pongono le aziende – europee e italiane in particolare – in perenne svantaggio nei confronti dei concorrenti stranieri” ,minacciando “la sopravvivenza di alcuni settori tradizionali dell’economia, ma anche lo sviluppo di nuove tecnologie ad elevata crescita”, asserisce Draghi. Per il quale “una seria politica di rilancio della competitività europea deve porsi come primo obiettivo la riduzione delle bollette – per imprese e famiglie”. “Anche per quanto riguarda il gas è necessaria una maggiore trasparenza sui prezzi di acquisto alla fonte. Il beneficio dei più bassi costi operativi delle rinnovabili raggiungeranno pienamente gli utenti finali solo tra molti anni. I cittadini ci stanno dicendo che sono stanchi di aspettare. La stessa decarbonizzazione è a rischio. I prezzi all’ingrosso dell’elettricità dipendono dal mix di generazione ma anche da come si forma il prezzo”. 

Cambio di passo su intelligenza artificiale

Draghi denuncia anche l’eccessiva regolamentazione dell’Unione che nel settore del digitale ha visto l’Europa sempre inseguire. “Non si tratta di proporre una deregolamentazione selvaggia ma solo un po’ meno di confusione”, spiega il consulente speciale.

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