“Una risata vi seppellirà”. Uno dei tanti slogan del ’68, lo prende a prestito Mario Draghi: premiato “statista dell’anno” a New York. Ma il presidente del Consiglio, malgrado la serietà del riconoscimento World Statesman Award, non ce l’ha fatta a trattenere il sorriso: quando il rabbino Arthur Schneier, che dell’evento è fondatore, ha detto di aspettarsi che il premier “rimanga fattore di stabilità per l’Italia”.
Compito arduo, anche per chi arriva alla 57esima edizione incassando gli omaggi del presidente Usa Joe Biden e dell’ex segretario di Stato americano Henry Kissinger. Tra ombre di rubli, sbandate per Viktor Orbàn e dubbi per sulle sanzioni, la campagna elettorale italiana offre il fianco a timori e fantasmi. E Draghi, che parla a New York perché il Belpaese ascolti, dice che le autocrazie prosperano proprio davanti all’esitazione.
Ma il presidente del Consiglio, mai esitante (anche nel ribadire che spetta all’Ucraina decidere quale pace sia accettabile), non si è limitato alla petizione di principio. Ha consegnato un avviso ai timonieri dell’Italia che verrà – e su cui si appuntano i sospetti di ambiguità -: rispetto dello Stato di diritto e degli impegni internazionali, solidarietà globale e tutela dei dei diritti umani. E si è poi addentrato nel cuore dei rapporti internazionali con la Russia, auspicando un ritorno alle norme sottoscritte nel 1945: vale a dire alla prevalenza del diritto sulla forza.
Questa sera Draghi è atteso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, dove ribadirà il valore della collaborazione globale: energia, immigrazione, fame e ambiente – questo è il senso – sono sfide globali e non possono accontentarsi di una risposta locale. Un messaggio (anche questo implicito ma non in codice) ai sovranisti di ogni latitudine. E intanto Matteo Salvini, che del sovranismo aspira confermarsi il bardo italiano, ha dichiarato che non ci sarà spazio per Mario Draghi in un futuro governo di centro destra.