“L’Italia non intende voltarsi dall’altra parte”. Così il premier Mario Draghi ha spiegato oggi in Senato le ragioni del secondo decreto a favore dell’Ucraina, che deroga alla legge 185 del 1990 sull’esportazione di armi.
“L’aggressione – premeditata e immotivata – della Russia verso un Paese vicino ci riporta indietro di oltre ottant’anni. Non si tratta soltanto di un attacco a un Paese libero e sovrano, ma di un attacco ai nostri valori di libertà e democrazia e all’ordine internazionale che abbiamo costruito insieme. Ora tocca a noi tutti decidere come reagire”, ha affermato il presidente del Consiglio, schierando il Paese al fianco della comunità internazionale contro l’intervento militare russo. Lo stesso ha poi annunciato lo stato di emergenza umanitaria fino al 31 dicembre, che consentirà di aiutare le migliaia di profughi diretti in Polonia e altri Stati dell’Unione Europea.
Nel ribadire la sua solidarietà al presidente Volodymyr Zelensky e ai cittadini ucraini, Draghi ha definito quello di Vladimir Putin un “disegno revanscista che si rivela oggi con contorni nitidi, nelle sue parole e nei suoi atti”, dicendo, allo stesso tempo, di ammirare il coraggio dei russi che protestano contro le sue decisioni.
Il premier ha inoltre ammesso le difficoltà maggiori dell’Italia in caso di interruzioni nelle forniture di gas dalla Russia, ribadendo però la determinazione a sostenere sanzioni definite “giustificate e necessarie”. Una parola, infine, anche sul modo in cui l’Europa ha reagito alla crisi: approvata la scelta di assumere “decisioni senza precedenti nella sua storia – come quella di acquistare e rifornire armi a un Paese in guerra” e necessaria quella di “procedere spediti sul cammino della difesa comune”.
Proprio l’invio di armi a Kiev aveva causato qualche distinguo all’interno del Parlamento alla vigilia della risoluzione bipartisan da votare oggi in Aula in occasione delle comunicazioni del premier Draghi. Alla fine, anche Fratelli d’Italia ha deciso di appoggiare il provvedimento, i cui primi impegni sono “esigere dalla Russia l’immediato stop delle operazioni belliche e il ritiro di tutte le forze militari” e “assicurare sostegno e solidarietà all’Ucraina attivando” ogni azione per “fornire assistenza umanitaria, finanziaria, economica, nonché – informando il Parlamento e coordinamento con gli altri Paesi Ue e alleati – la cessione di apparati e strumenti militari” che le consentano di esercitare il diritto alla legittima difesa.
Quest’ultimo punto aveva fatto storcere il naso a Movimento 5 Stelle, Lega e Sinistra Italiana, con i leader dei primi due partiti, Matteo Salvini e Giuseppe Conte, che hanno infine scelto di allinearsi.