“Vogliamo lasciare un buon pianeta, non solo una buona moneta”. Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha dedicato una parte del suo discorso al Senato alla transizione ecologica dell’Italia, anche per i suoi risvolti economici. Tra le “politiche strutturali che facilitino l’innovazione” che il governo vuole mettere in campo figurano anche l’uso dell’idrogeno in ambito industriale, il potenziamento delle fonti rinnovabili e la distribuzione di energia per la mobilità elettrica.
Il punto di partenza è il Recovery Plan, nel quale già il precedente governo affidava circa 67,5 miliardi di euro alla rivoluzione verde. Il piano di finanziamento dovrà guardare al 2030 e al 2050, termine che l’Unione europea si è data per portare a zero le emissioni nette di Co2 e gas clima-alternanti. Non si tratterà però solo di rimodulare il piano esistente e mettere in campo nuove attività. Draghi e Roberto Cingolani, ministro per l’Ambiente e presidente del comitato per le attività sulla transizione ecologica, puntano anche ad armonizzare e dare una prospettiva comune alle varie misure introdotte in questi anni. Il riferimento è agli incentivi e ai bandi di gara già avviati.
Se nel discorso non sono state date indicazioni specifiche, le prospettive potranno essere in parte quelle individuate dal piano redatto sotto il coordinamento di Vittorio Colao, neo ministro dell’Innovazione tecnologica e digitale, durante il governo giallorosso. Ad esempio, una carbon tax, che disincentivi le imprese più inquinanti e che fissi un prezzo minimo per il carbonio. E ancora il supporto per le imprese che intendono modernizzarsi in senso ecologico, con la proroga delle attuali agevolazioni sul costo e la riduzione degli oneri delle rinnovabili. Infine, agevolazioni anche ai privati per la transizione energetica nel campo della produzione o autoproduzione energetica.