“La nostra volontà di pace si scontra con quella di Putin che non mostra interesse ad arrivare a una tregua che permetta ai negoziati di procedere con successo”. Queste le parole del premier Draghi che, durante le comunicazioni alla Camera in vista del Consiglio europeo, torna per il secondo giorno consecutivo ad attaccare in prima persona il presidente russo Vladimir Putin. Il premier continua a ribadire l’appoggio del governo italiano all’Ucraina nonostante Lega e Movimento 5 Stelle facciano fronte comune dicendo no alle spese militari.
“Non ci sono scuse per Putin”
Il premier nel corso delle comunicazioni di questa mattina ha espresso solidarietà al popolo russo che protesta contro la guerra. “Molti cittadini russi – ha dichiarato – si sono schierati contro la guerra del Presidente Putin e protestano, mettendo a rischio la propria incolumità. A loro va l’amicizia e la solidarietà di tutto il governo e mia personale”. E ha aggiunto: “Scusare Putin? Non ci sono scuse per chi aggredisce”. Parole chiare che evidenziano come l’ostilità dell’Italia e dell’Europa non siano rivolte verso la Russia in generale, bensì verso l’uomo che sta portando avanti una sanguinosa invasione. Ribadita da Draghi anche l’importanza di un dialogo tra l’Unione europea e la Cina, Paese cruciale per raggiungere la pace nel conflitto tra Mosca e Kiev. Per Draghi è “Fondamentale che l’Ue sia compatta nel mantenere spazi di dialogo con Pechino. Dobbiamo ribadire l’aspettativa che Pechino si astenga da un supporto a Mosca e sostenga lo sforzo di pace”.
Questione energia, “serve risposta europea”
Alla vigilia del Consiglio europeo, Draghi ha sostenuto che l’aumento dei prezzi dell’energia sarà al centro dei lavori. Il premier ha ricordato il pacchetto di misure a sostegno di famiglie e imprese varato nell’ultimo Consiglio dei ministri ma ha parlato della necessità di ulteriori interventi e di una “risposta europea” che permetta “una gestione comune del mercato dell’energia”. “Serve un approccio condiviso sugli stoccaggi per rafforzare il potere contrattuale verso i fornitori”, ha detto Draghi. “La creazione di un tetto Ue al prezzo del gas è al centro di un confronto con la presidente della Commissione”.
Il fronte no-armi di Lega e M5S
Per quanto riguarda la posizione dell’Italia nel conflitto russo-ucraino, Mario Draghi è intervenuto ieri a Montecitorio subito dopo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in videocollegamento. Il premier italiano ha parlato dell’“arroganza del governo russo” e dell’“eroica” resistenza delle città ucraine. Le sue parole però non sono state accolte con favore da tutti e il conflitto in Ucraina rischia di mandare in crisi la maggioranza. La linea del governo prevede l’invio di armi a Kiev oltre al varo del decreto legge “Ucraina bis” che stanzia oltre mezzo miliardo di euro per l’accoglienza e l’assistenza dei profughi ucraini che arrivano in Italia. Ma la Lega e il Movimento 5 Stelle ribadiscono il loro no all’invio di armi a Kiev. Ieri, mentre Montecitorio applaudiva il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in videocollegamento, molti parlamentari non si sono presentati in Aula. Hanno suscitato polemiche – inoltre – le dichiarazioni del presidente della commissione Difesa del Senato, il pentastellato Vito Petrocelli, che ha auspicato l’uscita del Movimento “da questo governo interventista, che vuole fare dell’Italia un Paese co-belligerante”. “Da oggi – ha aggiunto – sono pronto a non votare più la fiducia su qualunque provvedimento”. Immediate le critiche da parte dei leader politici italiani, primo tra tutti il presidente dei 5 Stelle Giuseppe Conte. L’ex premier, nonostante condivida il malcontento del suo partito rispetto all’aumento del contributo finanziario alla Nato e all’invio di armi a Kiev, ha dichiarato che se Petrocelli “non vota più la fiducia, si pone fuori dal Movimento”. Fisso sulla sua posizione invece il leader della Lega Matteo Salvini. Il leader del Carroccio ha ribadito che “quando si parla di armi io fatico ad applaudire, quando si parla di pace sono felice”. E ha aggiunto: “Credo che la diplomazia debba riacquistare il suo spazio”.