Mercoledì scorso il presidente della banca Centrale Europea Mario Draghi è salito al Quirinale. Un incontro fuori programma, quello con Sergio Mattarella, per discutere dei rischi a cui l’Italia va incontro a seguito dello sforamento del patto di stabilità deciso dal governo, e del conseguente scontro con l’Unione Europea.
Un colloquio riservato chiesto proprio dal Presidente della Repubblica, preoccupato dagli scenari che la probabile bocciatura della manovra da parte della Commissione Ue, ma anche il rischio del declassamento del nostro debito da parte delle agenzie di rating, aprono per il futuro del Paese. Prospettive catastrofiche, impensabili sono fino a qualche settimana fa, diventano possibilità concrete: l’arrivo della Troika e il commissariamento delle politiche di bilancio con inevitabile dolorosa ristrutturazione del debito. Questi i temi di cui Mattarella ha voluto discutere con Draghi, secondo quanto riferito dal quotidiano La Repubblica e da fonti parlamentari.
Il governo nel frattempo conferma la previsione di deficit annunciata ieri in una conferenza stampa congiunta. I 21,5 miliardi necessari a finanziare reddito di cittadinanza, pensioni e flat tax non porteranno i conti pubblici fuori controllo, perché nel 2019, ha sottolineato il ministro dell’Economia Giovanni Tria, la crescita del Pil raggiungerà l’1,5 per cento. Una stima che però si discosta dalle previsioni del Fondo Monetario Internazionale, che ha fissato all’1,1 per cento il tasso massimo di innalzamento del Prodotto interno lordo.
E dalle pagine del Corriere della Sera di questa mattina l’ex primo ministro Romano Prodi lancia l’allarme: “L’annuncio del deficit a 2,4 per cento in tre anni da parte di Lega e 5 Stelle mi è sembrata un’inutile provocazione”. Questa, spiega il professore, è in realtà “una manovra a breve, finalizzata a ottenere effetti esclusivamente nell’immediato in vista delle prossime elezioni europee”. L’ex premier teme per il nostro Paese uno scivolamento rapido e silenzioso in una forma di democrazia illiberale, in linea con quella dell’Ungheria di Viktor Orban. Perché, sottolinea Prodi, “ci troviamo nel caso in cui chi ha avuto il mandato popolare pensa di avere diritto a fare o a dire qualunque cosa”.
Il titolare del Viminale però dal canto suo non intende fare marcia indietro. “Sono proprio persone come Juncker e Moscovici, che hanno rovinato l’Europa e l’Italia”, ha dichiarato il vicepremier Salvini in occasione della convention della Coldiretti a Roma. “L’Ue ha detto sì a manovre economiche che hanno impoverito e precarizzato l’Italia. E quindi non mi alzo la mattina pensando al giudizio che del governo e dell’Italia hanno persone così”, ha sottolineato il ministro.
Il segretario del Partito Democratico Maurizio Martina, su Twitter, mette invece in evidenza il lato oscuro della manovra: l’aumento dell’Iva previsto dall’ultima bozza del Def e i tagli alla Sanità, misure annunciate dal governo come contrappeso al reddito di cittadinanza e all’abbassamento dell’età pensionabile. I costi della manovra, ha affermato Martina, ricadranno “sui cittadini: prima sotto forma di aumento dei tassi di interesse, a cominciare dai mutui, poi con inevitabili tagli a sanità, scuola e ammortizzatori sociali”.