PERUGIA – L’interrogatorio del pm Antonio Laudati davanti ai magistrati di Perugia è fissato per oggi, lunedì 18 marzo. La Procura lo ha indagato per accesso abusivo ai sistemi informatici, falso e abuso d’ufficio, nell’inchiesta relativa al presunto dossieraggio e accessi abusivi alle banche dati, in concorso con il finanziere Pasquale Striano. I magistrati dovranno capire se Striano abbia fatto tutto da solo o sia stato spinto da qualcuno ad agire illecitamente.
Laudati avrebbe dovuto controllarlo e indirizzarlo ma secondo gli inquirenti avrebbe a sua volta commesso dei reati. “Non c’è mai stato nulla che ho fatto per ragioni personali. Sulla base di accertamenti pre-investigativi ho dato impulso ad attività che poi sono sfociate in procedimenti – ha dichiarato Laudati, secondo quanto riporta Repubblica –. E, soprattutto, tutto quello che è uscito dalla Direzione nazionale antimafia aveva la firma del procuratore nazionale”.
Al magistrato sarebbero contestate quattro informative – una su un affare immobiliare a Santa Severa, la seconda sul presidente della Federcalcio Gravina, e due vicende legate al riciclaggio di denaro nelle squadre dilettantistiche e nel mondo dei procuratori sportivi – che non avrebbe dovuto inviare alle procure distrettuali, in quanto relative a questioni non legate alla criminalità organizzata.
Striano: “Agivo per conto dei pm”
Dopo giorni di silenzio sabato 16 marzo Striano ha dialogato con i giornalisti del quotidiano La Verità: “Non hanno capito nulla dei numeri che hanno dato, non sanno quali fossero le procedure, non sanno nulla. Io di segnalazioni di operazioni sospette non ne ho visionate 4mila, come dicono loro, ne ho visionate 40mila. Era il mio lavoro”. Il tenente della Gdf ha aggiunto di aver sempre lavorato “in base ai vecchi standard della Procura nazionale antimafia” e che in gran parte si trattava di lavoro fatto per conto di magistrati.
Il Vaticano avvia un’indagine
Dal presunto dossieraggio spunta anche una pista sul Vaticano. Il promotore di giustizia dello Stato pontificio, Alessandro Diddi, ha aperto un’inchiesta contro ignoti sulla raccolta di informazioni riservate, ottenute abusivamente negli archivi della Dna, relative ad alcuni dei personaggi imputati nel processo vaticano sull’acquisto di un palazzo a Londra nel 2019, sfociate poi nel processo al cardinale Angelo Becciu. “L’apertura del fascicolo è un atto dovuto, senza indagati né alcuna ipotesi di reato”, ha spiegato a Il Tempo.