Bruno Nardi è assistente sociale e coordinatore del servizio di segretariato sociale e di prossimità del XII municipio di Roma.
Qual è il primo intervento del Comune sui senza fissa dimora?
“La Sala operativa sociale affronta le emergenze sociali h24 che si verificano sul territorio cittadino. Le unità di strada hanno il primo contatto con il senzatetto. Ci parlano, instaurano una relazione e propongono la prima accoglienza”.
Non proprio un albergo a cinque stelle
“Pochi posti e sicurezza zero. Gli albanesi hanno moltissime religioni. Al tempo dei primi sbarchi c’erano continue risse tra musulmani e cattolici. Che cosa succede se metto nello stesso posto rom, sinti, khorakhané?”
Immagino non sia un pranzo di gala…
“Ecco, non proprio. Poi bisogna tenere conto che i dormitori sono divisi tra uomini e donne, con i nuclei familiari disgregati. Molti senzatetto hanno il cane e gli animali non possono entrare nelle strutture. Insomma, molte persone decidono di andarsene quasi subito oppure non ci vanno proprio”.
Ma progetti per reinserire queste persone?
“Se per strada c’è un senza fissa dimora, ha l’iscrizione anagrafica ed è una persona che accetta l’aiuto, il segretariato sociale può mandarlo al servizio sociale professionale e costruire insieme un progetto. Magari si inizia con un piccolo contributo economico, si favorisce poi l’inserimento in una struttura adeguata. Si può anche pensare a percorsi di autonomia”
Se è volenteroso, ma non ha l’iscrizione anagrafica?
“Semplicemente non ha diritto alle prestazioni del servizio sociale professionale, quindi niente progetto. Da quando c’è stata la delibera del Comune di Roma sulle residenze fittizie la situazione è peggiorata”.
Perché?
“Prima del 2017 la Caritas di Roma, la Comunità di Sant’Egidio, l’Esercito della Salvezza, l’Associazione Centro Astalli potevano far ottenere la residenza ai senzatetto presso le loro associazioni. C’erano dei poli autorizzati a rilasciare la residenza fittizia come ad esempio via Dandolo 10 per Sant’Egidio. Dopo il 2017 il Comune ha accentrato una procedura, che non è in grado di gestire e ciò ha determinato un aumento dei tempi di attesa”.
Con il rischio di rimanere invisibili.
“Sì, senza iscrizione anagrafica non si ha diritto a nessuna misura sociale collegata alla residenza. Non si può ottenere assistenza sanitaria, se non di emergenza. Non si ha diritto al reddito di cittadinanza, non si può far riconoscere l’invalidità né riscuotere la pensione. Si può andare al massimo nei dormitori la notte.”