HomeCronaca Dopo voto, 5 stelle in caduta libera, Pdl in frantumi. La rincorsa faticosa di Alemanno nel duello “Capitale”

Dopo voto, 5 stelle in caduta libera, Pdl in frantumi. La rincorsa faticosa di Alemanno nel duello “Capitale”

di marco.potenziani29 Maggio 2013
29 Maggio 2013

Due giorni dopo le amministrative, quando i risultati sono ormai definitivi, il risveglio è amaro quasi per tutti, dal Movimento 5 stelle al Pdl. Il ministero dell’Interno ha diramato i dati ufficiali degli scrutini e la situazione emerge con sfumature diverse rispetto ai dati parziali che sono stati analizzati fino ad ora. I problemi maggiori sono in casa 5 stelle dove un astensionismo feroce non ha premiato il movimento fluido per eccellenza, così come ha bacchettato il Pdl in piena retrocessione. Sorride il Pd, ma non più tanto come ieri considerato che dati alla mano, ha registrato una flessione di 240mila voti rispetto alle politiche di febbraio. Il partito di Epifani guarda con fiducia ai ballottaggi, specialmente a Roma. 
Si offuscano le 5 Stelle. Voti dimezzati, crollo di 415mila preferenze rispetto all’ultima tornata elettorale. L’autocritica di Beppe Grillo è contenuta in un post sul blog intitolato “Vi capisco, il M5s ha commesso errori, ma è stato l’unico a restituire 42 milioni di euro allo Stato, a tagliare lo stipendio dei parlamentari e a destinare i tre quarti di quello dei consiglieri regionali siciliani alla microimpresa”. Il solito ritornello che a quanto pare non basta più. Poi il fair play del comico genovese svanisce in modo brutale. Grillo si allinea ai leader politici del “palazzo” dai quali prende sempre le distanze, che quando le prendono inveiscono contro gli italiani che “non hanno capito”. Gli elettori di Pd e Pdl hanno guardato al loro tornaconto, – sostiene il comico – sono degli incoscienti che hanno legato il destino dell’Italia a quegli apparati che “li rassicurano ma in realtà hanno distrutto il Paese”.
I conti del Pd e del Pdl. Paragonando i dati del Pd con le elezioni precedenti, sia amministrative che politiche, l’entusiasmo del Partito di Epifani sembra doversi circoscrivere al solo confronto con i risultati delle altre formazioni politiche domenica e lunedì scorsi. Infatti i democratici registrano una contrazione delle preferenze di 243mila voti, cioè il 38% in meno rispetto alle politiche del 24 e 25 febbraio. Non può prendersi come campione affidabile il dato delle amministrative del 2008, quando l’election day politiche-comunali esercitò uno straordinario effetto traino. Peggio ancora va al Pdl in caduta libera, con il – 65,8%, che ha perso quasi tutti i comuni principali e non ottiene nessuna vittoria netta al primo turno. Anche il fiero alleato del Nord del Cavaliere,la Lega, in cinque anni ha dimezzato i consensi.
Il ballottaggio di Roma. La partita politica più importante dei ballottaggi si gioca nella Capitale dove Alemanno si ferma al 30% contro il 42,60 di Ignazio Marino. Le giornate che separano Roma dal ballottaggio sono all’insegna dell’inseguimento dei grandi sconfitti, dal M5S all’indipendente Marchini, rispettivamente con il 12,43 e il 9,48%. La loro somma sarebbe un tesoretto invidiabile che consentirebbe ad Alemanno di credere nella rimonta, ma solo sulla carta. Non solo Alfio Marchini, che pur nella sua indipendenza guarda con simpatia a sinistra, non ha espresso alcuna indicazione di voto al proprio elettorato, ma ha precisato che non farà il vicesindaco di nessuno e dà un sostanziale “rompete le righe” al suo elettorato che ora deciderà secondo coscienza. I voti del candidato 5stelle De Vito, ben 150mila, rappresentano un’incognita ancora maggiore. Alemanno sta consolidando le fila con le parole d’ordine “valori” e “sicurezza”, particolarmente ostica quest’ultima alla luce dei ben tre omicidi verificatisi solo ieri nell’immenso interland di Roma, mentre Marino, col proposito di voler liberare Roma, annuncia già una folta delegazione di donne nella sua futura, quasi certa, giunta.

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