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Dopo mesi di coma muore Alberto Musy, il consigliere dell’Udc di Torino. E il processo è da rifare

di Alessandra Pepe24 Ottobre 2013
24 Ottobre 2013

alberto-musyÈ morto alle 23 di martedì sera, dopo 19 mesi di coma, Alberto Musy, l’avvocato, docente di diritto e  consigliere comunale dell’Udc di Torino, rimasto vittima il 21 marzo 2012 di un agguato in cui è stato colpito da sei proiettili nel cortile di casa sua, in pieno centro, dopo che aveva portato una delle figlie a scuola. Musy era rimasto ferito a un braccio, alle spalle e alle scapole e aveva riportato un trauma cranico. Dal giorno dell’attentato, nonostante due delicati interventi, il consigliere non ha mai preso conoscenza, è rimasto sempre in coma, prima all’ospedale delle Molinette, poi in un centro di neurorianimazione a Pavia, e infine alla residenza Anni azzurri di Santona. Queste le ultime parole che ha rivolto prima di entrare in coma: «È stato un uomo di 40 anni». Le telecamere di sicurezza della zona hanno ripreso l’immagine dell’omicida un uomo con un casco integrale, che da allora è al centro del processo per tentato omicidio al Tribunale di Torino.
Un processo da rifare. Il presunto colpevole è Francesco Furchì, «un faccendiere dall’indole violenta e vendicativa», così l’ha descritto il Pm Roberto Furlan. Nella ricostruzione della Procura è accusato di aver sparato a Musy per vendetta e per non avere ottenuto favori e incarichi politici in cambio del suo sostegno elettorale. Furchì si è sempre dichiarato innocente, e in questi ultimi giorni ha scritto una lettera a un settimanale per rivendicare la propria estraneità ai fatti. Proprio ieri l’imputato di origini calabresi ha chiesto un nuovo esame tecnico super partes, affidato a esperti che non siano piementosi, avallando l’accusa di razzismo che sostengono i suoi difensori. Ma la morte dell’ex consigliere ha cambiato la situazione: se l’autopsia, affidata al medico legale Luca Tajana, confermerà che il decesso è stato conseguenza dell’attentato, il capo d’imputazione dovrà essere riformulato in omicidio volontario e il processo dovrà ricominciare in Assise. Proprio quello che ha auspicato l’avvocato della famiglia Musy, Giampaolo Zancan «Adesso l’accusa per Francesco Furchì dovrà cambiare: da tentato omicidio a omicidio volontario premeditato. Un reato punito con l’ergastolo». Così tutti gli atti e le testimonianze raccolte in un anno di dibattimento dovranno essere ripetuti davanti ad un nuovo giudice. E il legale di Furchì, Maria Rosaria Ferrara ha commentato: «Spero cambi anche l’atteggiamento della corte».    
Il cordoglio dei politici per la morte di Musy. «Si rinnova un dolore per tutti noi che lo abbiamo conosciuto – ha dichiarato il sindaco Piero Fassino- apprezzato e stimato e il dolore di tutta la nostra città per un attentato mortale assurdo che ci ha privato di una persona di grande qualità umana e intellettuale». Anche il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini ha affermato «Piango con grande dolore Alberto Musy, un esempio di impegno civile che non potremo mai dimenticare e che la città di Torino sarà impegnata a ricordare in modo duraturo».  Il presidente del Consiglio regionale piemontese, Valerio Cattane, auspica che «la magistratura possa fare definitiva chiarezza e accertare le gravissime colpe di chi si è macchiato di una morte così assurda e dello strascico di sofferenze che ha prodotto».
I funerali saranno celebrati lunedì nel Santuario della Consolata da monsignor Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino, che nei messi scorsi era andato a trovare Musy in ospedale.

di Alessandra Pepe

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