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Dopo il Senato, addio alle Province: sarà vero risparmio?

di Stelio Fergola04 Aprile 2014
04 Aprile 2014

newsreggio_imgbig_191801421La riforma delle province è stata approvata ieri definitivamente alla Camera con 260 voti favorevoli e 158 contrari e definita “un Golpe” da Renato Brunetta, e si aggiunge pertanto a quella del Senato. I consigli provinciali, man mano che arriveranno al termine dei loro mandati, non saranno rinnovati, eliminando circa 3000 posti di consiglieri e assessori.

Per Graziano Delrio è “una riforma vera, una semplificazione”. Ma c’è chi contesta il fatto che i consigli in realtà non smetteranno di esistere, ma solo di essere eletti, e che il risparmio in termini di posti occupati potrebbe risolversi in un nulla di fatto. Così la pensa Alessandro Sallusti che nel suo editoriale di oggi ha definito “una truffa” il provvedimento ieri approvato. La principale critica mossa dal direttore de “il Giornale” è la costituzione delle cosiddette aree metropolitane, ossia le sostitute designate, che andrebbero ad aggiungersi alle circoscrizioni, Comuni, Regioni e Stato, per un risparmio che sarebbe tutto da valutare e che, secondo le voci critiche, sarebbe ben lontano dai 2 miliardi di euro all’anno dichiarati da Renzi. Sul Senato “il Giornale” sottolinea come la nuova Camera sarà composta in gran parte da sindaci che, in una molteplicità di funzioni, dovrebbero amministrare localmente per poi trovarsi in seduta a Roma per esercitare le loro nuove funzioni.

Ma lo scontro di cifre sulle Province si è protratto fino alla seconda serata quando durante la trasmissione “Porta a Porta”, i due ospiti di PD e FI hanno dibattuto a lungo sulla questione. Mentre Matteo Richetti (PD) confermava il risparmio dichiarato dal Governo, Francesco Paolo Sisto (FI) smentiva con un secco “sono solo 100 milioni all’anno”.

Critiche durissime (ma anche qualche valutazione positiva) da parte di Marco Travaglio: l’editorialista de “il Fatto quotidiano” non ha risparmiato attacchi nel suo articolo del 2 aprile soprattutto alla riforma del Senato, della quale critica la composizione di 148 membri non elettivi. La nuova Camera alta, spiega Travaglio, sarebbe oggi composta da governatori e sindaci quasi sempre implicati in vicende giudiziarie, in una “roba da far impallidire Tangentopoli”. Ma ha rivalutato decisamente, nell’editoriale di ieri, il ruolo della legge sulle Province, se non altro “in grado di rimediare alle follie della legge Bassanini 2001, che dava poteri smisurati alle autorità locali”.

La stampa di potenziale appoggio al governo Renzi appare virtualmente dormiente, nelle migliori ipotesi dubbiosa o senza una posizione precisa verso il provvedimento. Paolo Griseri di Repubblica parla di “riforma a metà” sottolineando che però tra i politici locali ci sarà “ancora chi resiste”. Oscar Giannino su “il Messaggero” esprime solidarietà al premier ma dubbi sulla attuabilità reale del taglio degli amministratori locali, mentre il “Corriere della Sera” e “La Stampa” non trattano neanche l’argomento, concentrandosi su altri temi (principalmente il lavoro femminile in Italia e il taglio dell’Irpef sui lavoratori dipendenti).

Stelio Fergola

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