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Dopo il no della Consulta sul taglio delle Province, il Governo ci riprova: Domani presenteremo un disegno di legge “costituzionale”

di Anna Serafini04 Luglio 2013
04 Luglio 2013

Dopo la sentenza della Consulta che ha giudicato ieri “illegittima” la riforma delle Province contenuta nel decreto legge Salva Italia, il governo Letta ci riprova. “Domani porteremo in Consiglio dei Ministri un disegno di legge costituzionale sull’abolizione delle Province”, ha annunciato stamattina il ministro dei Rapporti con il parlamento, Dario Franceschini, al termine del vertice a palazzo Chigi. “L’impegno era già nel discorso programmatico fatto al Parlamento”, ha rivendicato il presidente del Consiglio, Enrico Letta, confermando tale intenzione.

Ieri la bocciatura della Consulta. Il taglio e il riordino delle Province previsto dal provvedimento montiano è “costituzionalmente illegittimo” essendo il decreto legge un “atto destinato a fronteggiare casi straordinari di necessità e urgenza”: si tratta di uno “strumento normativo non utilizzabile per realizzare una riforma organica e di sistema quale quella prevista dalle norme censurate nel presente giudizio”. Così, la Consulta ha accolto ieri i ricorsi di otto Regioni. Lombardia, Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Campania, Molise e Sardegna, infatti, si erano appellati all’articolo 23 del decreto che aveva svuotato i poteri delle Province e ridotto le cariche (massimo 10 componenti eletti dai Comuni e Presidente Scelto dal Consiglio Provinciale). Non solo, le otto avevano denunciato i criteri della riforma – estensione (2500 km) e popolazione (350mila abitanti) -, pure riconosciuti come illegittimi dalla Corte.

Il plauso dell’Unione delle Province italiane. L’Unione delle Province italiane ha accolto con favore la sentenza della Consulta che “ristabilisce il valore della Costituzione” in quanto – ha spiegato il Presidente, Antonio Saitta – “le Province come i Comuni non si possono abrogare tanto per, con un decreto d’urgenza. Modificare l’impianto dell’ordinamento repubblicano richiede, per l’appunto la modifica della Carta Costituzionale”. L’urgenza dietro al decreto era giustificata dal bisogno di batter cassa e in particolare di “risparmiare circa 11 miliardi” ma intervenire sulle Province “era un punto di vista strabico”, ha insistito Saitta, in un’intervista alla Stampa. Secondo l’Upi, infatti “quella cifra serve alle Province per permettere loro di svolgere una quantità di funzioni. Molte delle quali, negli anni, sono state progressivamente trasferite dalle Regioni”.

Il Governo: ripensare la riforma e andare avanti. Già ieri il ministro per le Riforme costituzionali, Gaetano Quagliariello, non abbandonava la prospettiva di una riorganizzazione, da realizzare intervenendo “attraverso le riforme costituzionali sull’intero Titolo V, in particolare per semplificare e razionalizzare l’assetto degli enti territoriali’’. Anche il ministro degli Affari Regionali, Graziano Delrio, prometteva: “Adegueremo il metodo” ma “la riforma deve proseguire”. In un’intervista a Repubblica, Delrio ha dichiarato che “siamo determinatissimi ad andare avanti, ne ho parlato anche con il presidente Letta, che ha preso un impegno solenne in Parlamento per eliminare le province”, confermato stamattina. “Chi ha a cuore il Paese – ha concluso Delrio – sa che una riforma è necessaria”.

Anna Serafini

 

 

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